sabato 28 luglio 2012

God save the Drag Queen


Confesso che ho dormito. La mazzata finale me l'ha data Mary Poppins. Dopodiché non ricordo più nulla. Mi pare di aver intravvisto in sogno un Mister Bean e la salma di Mike Oldfield che suonava dall'oltretomba la colonna sonora de "L'Esorcista"; ho visto dei Voldemort giganti, Kenneth Branagh e vari spaventabambini tra i quali mancavano purtroppo i rappresentanti  del clero ma poi il pentothal che, inspiegabilmente, il mio televisore emette nell'aria del salotto la sera, appena suonate le ventuno, ha fatto il suo effetto. Possono avermi anche tolto un rene senza che me ne accorgessi. 

Fino a quel momento ricordo soprattutto l'arrivo a Wembley (era Wembley, vero?)  della Drag Queen. Evidente il suo omaggio alla divina Marilyn de "Gli uomini preferiscono le bionde". Perché, altrimenti, una queen normale di ottant'anni dovrebbe mettersi le piume rosa in testa? Unica nota stonata, il broncio. My God, Betty, ma perché quel musone? Mi hai rovinato tutto l'effetto Marilyn. 
Di che ti lamenti? Non hai dovuto pagare il biglietto, hai avuto Daniel Craig che ti ha fatto fare la Bond Granny ("salga sull'elicottero, cazzo!"), non eri tu veramente a lanciarti con il paracadute e ti lamenti pure? O è solo l'amimia da Parkinson e un po' di reale rincoglionimento che ti hanno fatto scambiare Bond per il valletto che doveva portarti fuori a cagare uno dei tuoi spocchiosi cagnetti inglesi? 
Ah, ci fosse stata ancora Diana! Avrebbe porto la mano con eleganza a Daniel guardandolo con quell'indimenticabile sguardo da criptomaiala, sarebbe salita sull'elicottero, liberando la coscia interminabile dallo spacco del Versace, l'avrebbe infine dirottato su Cuba per farsi anche Bond in santa pace.
La Barbie Kate, con i suoi vestitini e cappellini, mi dispiace, ma alla defunta non le passa nemmeno lo smalto sulle unghie dei piedi.

A parte la Drag Queen, che dire di una cerimonia che doveva celebrare la nazione che sta probabilmente tanticchia speculando sulle nostre disgrazie e che forse subirà la nostra vendetta quando dovrà pagare il conto supersalato di questa kermesse inutile e pallosa? (Citofonare Atene).
32 milioni di euro, pare sia costata. C'erano 70 mila spettatori, dei quali 30 mila vip, gli unici a potersi pagare il biglietto. Per il resto, una marea di posti vuoti. E' andata bene che lo show è durato più di 45 minuti, se no il "Madonna bucaiola" e le fischiate se le beccava anche la Regina. 

Le cerimonie di apertura delle Olimpiadi sono sempre spettacoli fascisti, celebrazioni di Imperial Pride e celodurismo nazionale del quale lo sport ormai sempre più dopato e truccato è viscido complice. L'unica edizione che non ebbe paura di ammetterlo apertamente fu quella di Berlino con Hitler del 1936. Le altre hanno sempre fatto finta di essere democratiche, buoniste ed ipocrite fino alla nausea.
In questa Londra 2012, dopo l'insopportabile militarismo cinese del 2008, abbiamo dovuto sorbirci anche la celebrazione della rivoluzione industriale, cioè dell'origine del sistema che sta portandoci ad un nuovo medioevo di povertà. Con gli operai a rimirare la doccia di fuoco proveniente dai cerchi olimpici (che, ripresi dal basso ricordavano la doccia di Psyco) con la faccia attonita da Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo. Mancava solo la musichina aliena. Peccato che dai cerchi non si sia liquefatto del sangue, ci sarebbe stato bene. Mistico ed iniziatico. 


Gli inglesi mica hanno fatto vedere i bambini nelle miniere dell'Ottocento o il latte tagliato dal budget delle mense scolastiche dalla Signora Thatcher. Hanno celebrato il servizio sanitario nazionale. Tra poco un altro relitto del passato.
Per il resto della cronaca della serata, un lieve movimento tellurico si è registrato quando Beppe Severgnini ha detto che la Rowling  (l'autrice di Harry Potter) rappresenta ciò che Shakespeare era ai suoi tempi. Entrambi raccontano storie. Un po' come dire che Mozart e Mariano Apicella fanno lo stesso mestiere.
E' andata bene. Se il curatore fallimentare Smonti avesse accettato di fare le Olimpiadi in Italia il paragone avrebbe potuto essere tra Dante e Federico Moccia.

Bene, ora dedichiamoci alle gare. Vinceranno le medaglie d'oro i soliti ammeregani e cinesi. Vista la pallosità di certi sport ci distrarremo ammirando glutei, pettorali e deltoidi, forse qualche italiano vincerà una medaglia d'oro (se Moody's non ce le declasserà a medaglie di bronzo) e non farà che piovere.

mercoledì 25 luglio 2012

Daje all'icona


Ma no, figuriamoci. Questo post è una ripetizione di cose già dette e quindi potete anche saltarlo, ma ci tengo a mettere le cose in chiaro una volta per tutte.
Lo ripeto, quindi. Io non scrivo per provocare, così le amichette di Facebook non mi lovvano più, mi cancellano ed io piango abbracciando la mia Hello Kitty di peluche.
Non scrivo copiando le idee dei maschi beta (ho letto addirittura questo, seguendo un backlink). Il sogno della mia vita non è diventare l'icona dei maschilisti ed ispirare i nemici delle femministe che poi usano i miei articoli come la musica di Ludovico Van quando vanno a molestarle sui blog. Non scrivo per difendere gli uomini kamikaze e terroristi che invece devono crepare tutti a Guantanamo obbligati a guardare "Il corpo delle donne" in loop come Cura Lorella e torturati dalle canzoni di Laura Pausini* a tutto volume. Non è per tutto questo che scrivo. Assolutamente no.

Se a volte scrivo pezzi come "I vaniloqui della vagina" è perché trovo idiote le battaglie PontiSex contro il sessismo in pubblicità, contro il linguaggio sessista a base di "autora" "dottora" e "architetta" e perché soprattutto mi dà sui nervi il principio che se hai una passera allora hai sempre ragione come la ducia. Lo faccio perché ho tutto il diritto di farlo, in quanto donna e parte in causa.
Scrivo perché rifiuto la logica paranoica e assolutamente ideologica che ha fatto diventare il fenomeno della violenza contro le donne una vera e propria industria dell'olocausto femminile, chiamando femminicidio ogni atto che non sia di sottomissione al diktat "la donna è sempre vittima".

Scrivo perché rifiuto il ricatto psicologico verso la "donna che odia sé stessa", rifiuto l'accusa di negazionismo lanciata dalle industrialesse del femminicidio e tutto il ciarpame propagandistico nel quale si è ultimamente incistato il femminismo. 
Femminismo che non è più forza dinamica e progressista capace di cambiare la società ma è loggia di ragazzette aggressive e settarie che ripetono slogan a pappagalla assieme a vecchie carampane coperte da un terrificante burka mentale intessuto di odio incancrenito per l'uomo e di un esagerato amore per la donna, che a volte rasenta l'amore cieco.  Le vecchie friggono i cervellini alle giovani ed entrambe non si rendono conto di essere manipolate dal potere che non aspetta altro che i soggetti più attivi della società si impegnino in giochi di ruolo inutili invece di impegnarsi a rifondare questo sistema in disfacimento. E intanto il vero femminismo, quello costruttivo e non distruttivo, va ad operatrici sessuali.

Soprattutto scrivo perché, da psicologa, non sopporto che le parabolane, le squadriste di questo fascismo rosa, vogliose di menare le mani perché non si è più capaci di usarle per accarezzare, pretendano, da un pulpito di assoluta ignoranza delle dinamiche psichiche, di spiegare fenomeni complessi come la violenza che affligge i rapporti interpersonali. Fenomeni che hanno componenti individuali, collettive e sociali inscindibili. Veramente, certi ragionamenti da cervellini verdi fritti non si possono sentire e purtroppo in rete diventano verità rivelate in pasto al pubblico, imposte con il manganello a chi osa dissentire. Per fortuna non sono la sola che lo nota.
Inoltre, lo dico anche per vissuto personale, per superare le esperienze negative con gli uomini l'unica strada è la riconciliazione con essi, con la parte migliore di loro e che ne è la maggioranza. Se volete che una ragazza non guarisca più dalle ferite della violenza mettetela tutto il giorno a parlare con chi è convinta che gli uomini siano pericolosi scarafaggi da schiacciare. Questo è ciò che penso.

Se tutto ciò non vi sta bene, nessuno è obbligato a leggermi e tanto meno ad essere d'accordo. Però lo ripeterò finché avrò fiato in gola: la guerra dei sessi è una stronzata. 


(*Pausini non è un icona femminista ma personalmente la ritengo un ottimo strumento di tortura.)

lunedì 16 luglio 2012

venerdì 13 luglio 2012

Omini di burro



Dal documento per una nuova cultura politica dei Diritti del PD:
5.5. Vi sono infine mancati riconoscimenti e violazioni di diritti nell’ambito delle relazioni e delle organizzazioni sociali. La vita umana esiste solo (ed è pensabile solo) entro le forme della socialità. Queste forme – tra cui la famiglia è forma primaria – si costituiscono non solo sulla base delle scelte degli individui, ma anche sulla base della loro posizione e del loro rilievo sociale. La storia della famiglia testimonia questa evoluzione continua, legata al mutare delle condizioni economiche, ambientali, culturali, religiose, al cui interno un ruolo fondamentale è stato svolto dai grandi processi di emancipazione femminile. In questa evoluzione la cultura e gli ordinamenti giuridici hanno riconosciuto un’importanza crescente alla libera espressione dell’affettività personale, all’uguaglianza delle persone all’interno della famiglia e agli obblighi di solidarietà tra coniugi e tra genitori e figli. Si tratta di valori essenziali non solo alla vita personale, ma all’intera vita sociale. Per questo la Costituzione italiana ha inteso riconoscere e stabilire i diritti e i doveri della famiglia (artt. 29 e 30), nonché il dovere della Repubblica di agevolarla e sostenerla nell’adempimento dei suoi compiti (art. 31). Rispetto a questo dovere l’azione del governo italiano, anche e soprattutto negli ultimi anni, è stata largamente inadempiente e il PD considera un obiettivo primario il dare piena attuazione a questo impegno costituzionale. 
D’altra parte non si può ignorare che nella società contemporanea le dinamiche sociali ed economiche, da un lato, e, dall’altro, le libere scelte affettive e le assunzioni di solidarietà hanno dato vita a una pluralità di forme di convivenza, che svolgono una funzione importante nella realizzazione delle persone e nella creazione di un più forte tessuto di rapporti sociali. Per questo esse appaiono meritevoli di riconoscimento e tutela sulla base di alcuni principi fondamentali. Da un lato, nel principio della centralità del soggetto rispetto alle sue relazioni, così da riconoscere sia i diritti di ogni persona a dare vita liberamente a formazioni sociali, sia i diritti di ciascuno entro le diverse formazioni sociali. Dall’altro, nel principio del legittimo pluralismo, che implica il riconoscimento dei diritti e dei doveri che nascono nelle diverse formazioni sociali in cui può articolarsi la vita personale affettiva e di coppia.
Tale riconoscimento dovrà avvenire secondo tecniche e modalità rispettose, da un lato, della posizione costituzionalmente rilevante della famiglia fondata sul matrimonio ai sensi dell’art. 29 Cost. e della giurisprudenza costituzionale che anche recentemente ne ha dato applicazione, dall’altro, dei diritti di ogni persona a realizzarsi all’interno delle formazioni sociali, che si declinano oggi in un orizzonte pluralistico secondo quanto espresso dalla Corte Costituzionale: «per formazione sociale deve intendersi ogni forma di comunità, semplice o complessa, idonea a consentire e favorire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione, nel contesto di una valorizzazione del modello pluralistico. In tale nozione è da annoverare anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri» (138/2010). Il PD, auspicando un più approfondito bilanciamento tra i principi degli articoli 2, 3, e 29 della Costituzione, quanto in specie alle libere scelte compiute da ciascuna persona in relazione alla vita di coppia ed alla partecipazione alla stessa, opera dunque per l’adeguamento della disciplina giuridica all’effettiva sostanza dell’evoluzione sociale, anche introducendo, entro i vincoli della Costituzione e per il libero sviluppo della personalità di cui all’art. 2, speciali forme di garanzia per i diritti e i doveri che sorgono dai legami differenti da quelli matrimoniali, ivi comprese le unioni omosessuali.

Scusate se vi ho tediato con la lettura forzosa della prolissa supercazzola prematurata ma anche no di piattaforma con scappellamento a centrosinistra come fosse Veltroni ma anche D'Alema che conferma la solita tartufesca indeterminazione quantistica da sacrestani dei piddini che non dice nulla, non promette niente e ci gira solo attorno per paura dei preti.
L'ho fatto perché ci tenevo a metterla in confronto con la concisione e pragmatica determinazione della legge 26.618 "Matrimonio civil" che, il 15 luglio 2010, modificando il Codice Civile, ha introdotto in Argentina non le pugnette a mano moscia della RosyByndy ma il fatto, il riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso. 

Il punto cruciale della legge, che non servirebbe nemmeno tradurre perché si capisce benissimo, occupa due righe scarse:

El matrimonio tendrá los mismos requisitos y efectos, con independencia de que los contrayentes sean del mismo o de diferente sexo.[...]

Matrimonio a tutti gli effetti, sia che gli sposi siano di sesso diverso o del medesimo. E l'articolo 42 è ancora più esplicito:

Todas las referencias a la institución del matrimonio que contiene nuestro ordenamiento jurídico se entenderán aplicables tanto al matrimonio constituido por DOS (2) personas del mismo sexo como al constituido por DOS (2) personas de distinto sexo.
Los integrantes de las familias cuyo origen sea un matrimonio constituido por DOS (2) personas del mismo sexo, así como un matrimonio constituido constituido por personas de distinto sexo, tendrán los mismos derechos y obligaciones.

Equiparazione tra matrimonio eterosessuale ed omosessuale e uguali diritti e doveri per i membri di famiglie originate da coniugi dello stesso sesso o di sesso diverso.

Questo mentre il PD, imbottigliato nel suo raccordo anulare mentale, vaneggia di modifiche, forse vedremo magari chissà, nel rispetto di vincoli costituzionali, come se la Costituzione italiana parlasse di coniugi di sesso diverso e non semplicemente di coniugi. Non ci sarebbe bisogno nemmeno di una modifica costituzionale, per introdurre anche in Italia una legge di pura e semplice civiltà, che riconosca, come intelligentemente lo chiamano gli argentini, il matrimonio civile. Tra persone dello stesso sesso quindi, maanchemente riconoscendo le unioni di fatto tra uomo e donna. Qualcuno, tra i suoi elettori interessati al problema, lo ricordi agli untuosi, scivolosi e infidi omini (e donnine) di burro del PD.

(Le parole chiave di questo post sono: sesso, matrimonio, tango, Argentina, burro, scena del burro, PD, omino di burro.)

lunedì 9 luglio 2012

Squinzi a parte

clicca per ingrandire (thanks ZioRomolo)

Egregio Mario9000, 
lei fa bene a bacchettare quei borghesacci degli imprenditori che parlano di cose che non conoscono (mandare avanti le aziende giorno dopo giorno mettendoci la faccia, i capitali e le chiappe) e non sono cazzuti come il suo Bad Dream Team di professoresse maschie e femmini che, per confondere le idee a noi poveri sempliciotti, chiamano la soluzione finale dell'economia reale "spending review"  - un po' come chiamare lo stupro di gruppo "gang bang".

Lei dice bene che Squinzi dovrebbe starsene zitto se no lo spread si alza - strana perversione, la sua. Il problema è che ci sono grafici come questo sopra che per lei sono alquanto imbarazzanti. 
Lo spread, appena giunto lei, dopo la cacciata del priapo barzellettiere scendeva, scendeva e tutti a dirle ammazza quanto era bravo. Scendeva fino al 16 marzo per poi ricominciare a risalire inesorabilmente fino a riavvicinarsi pericolosamente in questi giorni a quota 500. 
Lei che è così intelligente, si è fatto un'idea del perché? Che cavolo è successo il 17 marzo per far terminare la sua luna di miele con i mercati? Si è scoperto che a qualcuno puzzavano i piedi, che aveva un alito fetido? Lo sa che ce lo stiamo chiedendo un po' tutti? Lo sa, vero, che Squinzi, a parte l'altro giorno, in questi primi mesi da Presidente di Confindustria se n'è sempre stato muto come un pesce?
E non dia la colpa ai mercati perché loro non ne sanno niente.
In attesa di un cortese e sollecito riscontro,
con l'occasione,
cordiali saluti.


venerdì 6 luglio 2012

La Ducia ha sempre ragione


Si, d'accordo. "Il Giornale" è sempre "il Giornale" e lo strillo "l'arma della gravidanza" un po' forte,  ma cosa c'era, dopo tutto, di tanto strano nell'articolo dell'avvocato Anna Maria Bernardini de Pace pubblicato ieri e subito esposto alla pubblica gogna su Facebook, come esempio infame di misoginia e  addirittura "terrorismo" perpetrato da parte delle "donne che odiano loro stesse" nei confronti delle loro simili? Qui i commenti, compreso quel "seme inoculato come un veleno" che, sono sincera, mi ha sconvolto la deformazione professionale.

L'articolo incriminato parte da un recente gossip: l'annuncio a reti unificate e a suon di tamburi, tra una semifinale e una finale di europeo, tra un colpo di testa e uno di tacco, della gravidanza della ex morosa di Balotelli. Lo statuario padano un po' scuretto (Borghezio dixit) aveva risposto, da gran signore e dimostrando piena fiducia nella fedeltà del corpo della ragassa: "Si, ma voglio il test del DNA". 
Ecco, prendendo spunto dal caso baby Balotelli, l'avvocato Bernardini, che di cause matrimoniali e disfide genitoriali di alto bordo se ne intende, ha scritto un pezzo piuttosto critico nei confronti di certi comportamenti femminili, come quello di coloro che usano la gravidanza come mezzo per sistemarsi con uomini ricchi e potenti.
Un fenomeno che, nel dorato mondo delle veline e dei calciatori, delle giovani rampanti vogliose di seguire il comandamento del Dio Silvio "sposatevi uno ricco", è una realtà o comunque una tentazione irresistibile.
Leggevo giusto su un giornale da spiaggia del divetto nemmeno diciottenne Justin Bieber che, dopo un rapporto occasionale con una fan più matura, praticamente una pedofila, sarebbe stato richiesto di assumersi le sue responsabilità di futuro padre.

Ecco, se vogliamo evitare in futuro che una ragazza assolutamente in buona fede si becchi l'insinuazione cafona dell'ex fidanzato pallonaro miliardario e magari l'allusione maligna a mezzo stampa, bisognerebbe riflettere sul perché ancora oggi tante ragazze amano vincere facile con l'ovulazione al momento giusto, con l'ovetto kinder (nel senso di bambino), lasciato come ricordo sul comodino del ganzo danaroso.
Le femministe da tastiera che si sono arrogate il diritto di decidere che cosa è buono e giusto leggere, guardare e pensare e guai se non dai loro ragione, sul "la regina è nuda" invece ci si sono incazzate di brutto. 
Non volendo cogliere l'occasione per fare autocritica sui comportamenti che, provenendo dalle donne, ne danneggiano l'immagine più delle pubblicità in perizoma, vanno in giro cariche di settarismo ideologico come bobine di Tesla, pattugliando notte e giorno i mezzi di informazione  alla ricerca del maschilismo, della misoginia e del sessismo al fine di fulminarne all'istante gli autori o autore. Autore si, non autrici perché, tra una gogna e l'altra, le drughe si dilettano a violare l'italiano come comanda la loro Danta Alighieri di riferimento che, in nome del linguaggio antisessista, vorrebbe declinare al femminile anche il cazzo e nel frattempo romperlo anche a noi che scriviamo come ci hanno insegnato alle elementari le nostre povere maestre.

Quando io scrivo queste cose, per avere la scusa di non rispondermi sul merito, mi dicono che sono solo provocazioni gratuite. Mi graffiano, si mettono a piangere accusandomi di aver loro spezzato il cuore con il mio antifemminismo, di attirare con i miei scritti velenosi i falsificatori di siti femministi che poi vanno da loro a molestarle. Tutto vero, non sto scherzando.
Se non fosse che quel settarismo da guardie rosse è pericoloso perché altrettanto infantile e violento ci sarebbe da riderci sopra. Invece, siccome sono convinta che questo femminismo ottuso ed opprimente faccia solo danni, anche a me in quanto donna diretta interessata, non smetto di farlo notare e quindi lo ripeto per l'ennesima volta.

Queste signore sono le fautrici di una rivoluzione culturale dove le donne hanno sempre ragione, non sbagliano mai, non sono mai disoneste e stronze, mai puttane e mai cretine. Un regno magico tutto al femminile (la Città delle Donne sognata da Fellini che diventa realtà) dove la Ducia ha sempre ragione, dove la Grande Sorella ci controlla  pensiero e parola e dove gli uomini, a quel punto, diventano solo superflui oppure serpenti velenosi da schiacciare.
Un mondo di autocelebrazione ed autoassoluzione urbe et orbe dove sento dire che alle donne maltrattate - che si sono magari scelte liberamente i loro carnefici - spetterebbe non solo la dovuta e doverosa assistenza psicologica e legale ma casa, lavoro e ogni tipo di tutela sociale; le altre invece, evidentemente, quelle che si sono scelte uomini amorevoli, che non alzerebbero mai un dito su di loro, se non hanno casa e lavoro, se lo possono prendere, direbbe Cetto, 'ntu culu?
Peggio per loro che non contribuiscono ad incrementare le cifre dell'industria del femminicidio, questa categoria inventata, a scopo propagandistico, come la neolingua della Grande Fratella, per sostituire quelle troppo banali di omicidio e lingua italiana. Femminicidio come olocausto che giustifica ed emenda qualsiasi eventuale colpa e responsabilità e marchia a fuoco sul braccio delle donne in quanto tali il marchio indelebile di vittime. Industria che tiene in vita artificialmente un femminismo in morte cerebrale da anni perché incapace di andare oltre la tentazione del separatismo e fallito nel suo compito fondamentale: rifondare la società attraverso l'educazione dei figli in mano alle donne. Le madri continuano a crescere un numero statisticamente eccessivo di puttanelle che da grandi vogliono fare le veline, scoparsi il calciatore ricco e sistemarsi e arroganti pascià incapaci di gestire sentimenti e relazioni con donne che non dicano loro sempre si come le loro mammine. Femminismo che vede nelle donne, come unici difetti,  la volontà di parlare in dissenso, di superare finalmente il trauma di essere nata donna e lo smettere di piangersi addosso, visto che alle nostre latitudini nessuno ci impone l'infibulazione faraonica da bambine ma possiamo fare praticamente tutto ciò che ci garba.

Quando si dicono queste cose, arrivano le graffiate in faccia e l'epiteto di "donna che odia sé stessa".
Curiosa definizione che, l'ho già ribadito, è presa pari pari dal classico armamentario propagandistico delle lobbies prevaricatrici che vogliono intimidire e zittire il dissenso interno, come nel caso dei "self-hating jews", gli intellettuali e rabbini critici nei confronti del sionismo reale. Un comportamento che è tipico delle ideologie fallite che si arroccano sull'autovittimizzazione assieme ai loro ultimi giapponesi nella jungla e che passano il tempo a controllare l'ortodossia dei pensieri altrui. Un retaggio del secolo scorso che ancora ci trasciniamo dietro ma non vogliono capirlo.

Mi è piaciuto un concetto espresso da Annamaria Bernardini nel suo articolo: quello della "energia aggressiva delle donne che, come schiave liberate, sono passate dal buio alla luce, facendosene accecare". (cit.) Se l'uomo reagisce con l'aggressione omicida sempre più di frequente nei confronti delle donne, la risposta non è certo la pretesa che la donna abbia sempre ragione e l'instaurazione del reato di negazione del femminicidio come olocausto, ma un'analisi del problema da tutti i punti di vista, quello delle donne e quello degli uomini. Analizzando i rispettivi disagi. Da parte nostra bisogna ripensare i nostri comportamenti e domandarci se, a volte, non sia vero, come dice Bernardini, che siamo incapaci di gestire una libertà sacrosanta ma che a volte pretende di cominciare dove finisce quella degli altri: uomini o donne che siano.

"Anche con gli occhi spalancati... non riesco a vedere niente." (Takeshi Kitano, "Zatoichi".)

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