venerdì 28 marzo 2014

L'incoscienza felice del Sig. Coriandoli


Hanno affidato il ministero del Lavoro al presidente dell'Alleanza delle Cooperative Italiane. Wow, si emoziona il piddino, ecco finalmente la sinistra al potere! E' vero, questa è la sinistra al potere ma non è quella che pensate, cioè è proprio quella. Confusi? Capisco.
Giuliano Poletti, l'esecutore materiale del BJobAct renziano con sottofondo della cavalcata delle Valchirie è apparatchik fino al midollo. E' uno nato dall'uovo del serpentone metamorfico PCI-PDS-DS-PD  che ricorda quello che sbarra la strada a Pinocchio in uno dei passaggi più criptici e profetici del testo collodiano:
(cap. XX): "Aveva veduto un grosso serpente, disteso attraverso la strada, che aveva la pelle verde, gli occhi di fuoco e la coda appuntita, che gli fumava come la cappa di un camino. Impossibile immaginarsi la paura del burattino... Il serpente si rizzò all’improvviso, come una molla scattata e Pinocchio, nel girarsi indietro spaventato, inciampò e cadde a terra. E per l’appunto cadde così male, che restò col capo conficcato nel fango della strada e con le gambe ritte su in aria. Alla vista di quel burattino che sgambettava a capofitto con una velocità incredibile, il serpente fu preso da una tale convulsione di risa, che ridi, ridi, ridi, alla fine dallo sforzo del troppo ridere gli si strappò una vena sul petto e quella volta morì davvero."
Poletti fino all'altro giorno era appunto solo un bottegaio oscuro, poi ce l'hanno presentato sul canale ufficiale di regime della Repubblica di Salotto, quella Festa dell'Unità 24h24 che è La7, dall'appunto salottina Bi(ri)gnardi. 
Avevo le lacrime agli occhi. Sembrava uno scherzo, una parodia, una di quelle felici interpretazioni del comico Maurizio Ferrini sull'ultimo comunista. Un personaggio che si credeva estinto ormai da decenni ma che evidentemente esiste ancora o hanno rianimato mettendo assieme pezzi di cadavere del cattocomunismo da regione rossa. 
Dall'intervista barbarica è venuta fuori insomma la caricatura del compagno romagnolo con tutti i luoghi comuni incastrati perfettamente in un mosaico da far crepare di invidia Teodora di Bisanzio. Un personaggio leggendario, un supereroe provinciale ad usum piddini.

Che gioia, finalmente abbiamo conosciuto di persona il marito della Signora Coriandoli, quello del coniglio con le cozze. L'infanzia contadina a pompare l'acqua per le vacche. Il giro in bicicletta, sempre da bambino, a consegnare l'Unità e poi di corsa a servir messa. Le vacanze in campeggio a Pinarella. La golosa citazione dello gnocco fritto (che, diciamolo, è romagnolo come io sono Mick Jagger). Forse è mancata l'Orchestra Spettacolo Casadei ma il resto c'era tutto, proprio tutto. Giuro. Tutto, compresa una sensazione sconvolgente di inadeguatezza, di incoscienza felice, di turbopressapochismo provinciale. 

Quanto è innocuo e tenero un personaggione così, direte. Quanto sono al sicuro i nostri diritti di lavoratori in mano a cotanta grassa opulenza da tabaccaia felliniana. Quanto è rassicurante il clarinetto festoso con il profumo della piadina, dei cappelletti tirati a mano dalla sfoglina e la sana ebbrezza da sangiovese.
E' quello che pensano i bottegai oscuri, appunto. La tecnica acchiappapiddini del compagno bonaccione, del Don Camillopeppone che fa nostalgia e rassicura come l'orsacchiotto nel lettino. 

Casualmente a costui è stata affidata, come accennavo all'inizio, la riforma ordoliberista del mercato del lavoro. Quella che in tedesco si dice Hartz e che prevederà prima o poi, perché la Valchiria lo pretende e se non vi sarà un qualche imprevisto tale da evitare per botta di culo la catastrofe, l'attacco al cuore della base elettorale del PD, ovvero gli statali, gli umarells e le azdore, i finora protetti dall'ombrellone di partito, chiamati anche loro a contribuire al trionfo del sol dell'avvenire, oops!, al Triumph des Willens del nuovo ordine europeo made in Germany.

E' sempre valido ed in corso il dibattito filosofico sul dilemma se la sinistra si renda conto di dover prima o poi giungere al redde rationem con la sua base oppure agisca per assoluta incoscienza ed ignavia, così ben rappresentata dal paffuto ministro rossocooperativo e dai duri e puri che si fanno i sogni lucidi in compagnia delle vedove dei fautori della durezza del vivere e delocalizzando i leader dove il tallone di ferro dell'ordoliberismo ha pestato più duro. 
In ogni caso sarà interessante vedere come il serpentone riuscirà ad evitare di scoppiare dalle risate.

mercoledì 26 marzo 2014

Per Elysium



Ridete, ridete, poveri necrofori incaricati di trasportare il cadavere della sinistra al crematorio per poi spargerne le ceneri sulle rovine del nostro paese.
Avete notato come l'eternamente immusonita Garbo della CGIL si scompisci quando ha vicino i Gauleiter difensori del primato tedesco che impongono i sacrifici ai lavoratori italiani? Ricordate quanto si divertì al tavolo dei padroni con Monti, tra un astice e un "coeur d'ouvrier à la sauce suprême"?
Sapete perché irRenzi ride così, pensando alle sue riforme? Perché gli hanno promesso un posto su Elysium. Una di queste sere lo vengono a prendere con il carro trainato dai ciuchini.

Vedete, in contrasto, il teutonico Schultz apparentemente immune all'ilarità piddina che lo affianca? Non è che non comprenda il fine umorismo renziano che titilla i rigidi neuroni della sindacalessa, è che è troppo preso dalla serafica contemplazione mistica dell'ennesimo trionfo della volontà del suo paese, vero caso di psicosi latente applicata al concetto di nazione.
Ad ogni modo ce ne sarà anche per la sinistra tedesca, non dubitate. La sua idiozia ci ha regalato due nazismi e due guerre in un secolo esatto. Grazie, non dovevate, ma la prossima volta io tifo Morgenthau. Un bel ventennio di ritorno all'arcadia non vi farebbe male. E nei cofani delle Mercedes ci potete coltivare le patate.

Dice, ma sei antitedesca. Embé? Che loro sono filoitaliani, con i loro stramaledetti compiti a casa? Considerate più amichevole un black mamba o Schauble?
Sei antieuropea. Si, sempre di più e me ne vanto. L'ormai odioso "inno alla gioia" (de che?) mi da il vomito e me ne fotto se è del Ludovico Van. In culo pure a lui. Io rivoglio il mio paese e voglio uscire da questo incubo.
Ma il problema non è l'euro, come dice il direttore di un giornale, non il giornalaio sotto casa, ovvero Antonio Padellaro. No, il problema è proprio quello ma i sinistri di merda ci ridono sopra.
L'euro non è un problema nemmeno per Grillo. Ok, pazienza, si voterà Giorgia Meloni o la Lega, adesso vediamo. Peccato non poter votare Marine Le Pen. Adieu mon ami, je t'aime moi non plus.

Ma così non sei di sinistra. Ebbene, vi darò un dolore ma mi sono dimessa da sinistra. Sono l'esempio vivente che dall'essere di sinistra si può guarire.  Voi state pure a piangerci su, a rollarvi le Spinelli e a farvi i fogni lucidi con i lotofagi greci,  io sono già lontano, oltre. Se vi schiodate potete anche raggiungermi.

lunedì 24 marzo 2014

The bright side of Syd Barrett


"L'esperienza psichedelica conduce per l'appunto nelle profondità della coscienza, dove l'illuminazione e la follia giacciono l'una accanto all'altra."  Albert Hofmann, 1991


Vi sono personaggi che rimangono per tutta la tua vita nascosti sulla faccia oscura della Luna e in forma di fredde nozioni da wikipedia mentale (il fondatore dei Pink Floyd, il diamante pazzo che, bruciato dall'LSD, dovette lasciare il gruppo che in seguito però gli dedicò alcune delle sue canzoni più belle mentre lui piombava nell'oblio della malattia mentale); poi, casualmente, una sera te ne imbatti guardando un documentario in televisione, quel nome e quelle nozioni prendomo vita, movimento, suono e da quel momento capisci finalmente cosa deve aver provato Paolo di Tarso sulla via di Damasco.
L'incontro con Syd Barrett è fatale. Non ti liberi più di questo meraviglioso fantasma, che diventa ben presto l'ossessione di chi si trova di fronte un oggetto cosmico di straordinaria bellezza ed impenetrabile mistero che non ti lascia fintanto che non hai provato a conoscere tutto di lui, a spiegarlo e a rendergli giustizia. Perché, ti chiedi, non conoscevo la sua musica e sono arrivata solo oggi a scoprire un album come "The Piper at the Gates of Dawn"?
L'aver avuto sette anni nel '67 non è una giustificazione e nemmeno l'aver trascorso l'adolescenza all'oscuro dell'esistenza di qualsiasi forma di musica che non fosse quella classica perché rinchiusa nella Guantanamo di un conservatorio di musica, con il risultato di ritrovarsi a vent'anni con gusti pop musicali orrendi che taccio per pudore e che sono però riuscita a rieducare nel tempo a forza di Hendrix, Morrison e tutto ciò che musicalmente ha contato nel novecento. Credevo di aver finito, e invece Barrett è infine la tessera che mancava, la cellar door che conduce da ciò che c'era prima di lui in musica a ciò che è venuto dopo, richiudendo il cerchio. Ascoltando Barrett non solo capisci perché i Pink Floyd sono diventati grandi ma scopri il DNA dal quale sono nati, ad esempio, Bowie, il punk, Cobain, e hai modo di renderti conto di cos'era la musica prima della decadenza attuale, della musica come tortura sonora dei centri commerciali.

Non stupisca la costante ricorrenza della metafora astronomica nel riferirsi all'autore di brani come "Astronomy Domine" e "Interstellar Overdrive", legata dell'ambientazione di alcune sue esperienze lisergiche; essa è perfettamente consona ad un personaggio che è immerso in quell'immaginario collettivo anni '60 per il quale lo spazio e l'al di fuori non erano mai apparsi così a portata di mano e perché stiamo parlando di un'esistenza ad immagine e somiglianza del destino di una stella gigantesca, di una supernova che poi divenne black hole, buco nero capace però di esercitare un'attrazione irresistibile in tutti coloro che si sono trovati volontariamente o casualmente ad avvicinarvisi. Un'attrazione che va oltre il tempo e lo spazio e che ti perde per sempre nella sua contraddizione di mondo di suoni colorati e luci armoniche, illuminato da lampi di genio e abissi di disperazione dai quali rischi infine, se li guardi troppo a lungo, di fartene guardare.

Le prime vittime di questa ossessione furono gli stessi Pink Floyd, infestati a tal punto dall'ispirazione barrettiana da cercare disperatamente di esorcizzarla attraverso due dei loro concept album. Casualmente i più immortalii: "Wish You Were Here" ma soprattutto "The Dark Side of the Moon", dove qua e là compaiono frammenti, echi, ricordi, ectoplasmi del loro primo album barrettiano. Non so se si può parlare di Sindrome di Salieri per Roger Waters ma anche "The Wall" sembra l'ennesimo tentativo di un buon musicista di liberarsi dall'impari confronto  con un essere mozartiano come Syd Barrett. E tutto ciò per  ritrovarsi, nel nuovo millennio tritacarne di YouTube, con la propria opera più ambiziosa, "The Wall", mashuppata con Stayin' Alive dei Bee Gees (l'orrore... l'orrore..., povero Roger, nel senso di Waters).

Dal punto di vista musicale l'opera di Barrett è assolutamente unica. E' l'entusiasmo di scoprire una nuova specie sonora misteriosa e luminosa che vive in un lago buio in fondo alla coscienza, è entrare in un'altra dimensione di melodie aliene che pure scopri esserti perfettamente familiari. Un linguaggio armonico assolutamente comprensibile anche nei passaggi più atonali ed apparentemente destrutturati. In questo senso il brano più straordinario è sicuramente "Interstellar Overdrive" (la versione dell'album, quella che preferisco o qui in versione alternativa) dove la melodia discendente (una costante nella scrittura di Barrett) piano piano si liquefa in un flusso di musica pura e senza confini per poi riemergere in forma distorta e ricostruirsi nel riff iniziale dopo averti portato ovunque.
Oltre la pura sperimentazione, la libera associazione di suoni nei brani come "Interstellar Overdrive" vi sono le canzoni che ci accompagnano nel mondo fantastico e ancora infantile di un autore che, non bisogna dimenticarlo, all'epoca in cui le scrisse aveva solo vent'anni: "Bike", "The Gnome", "Mathilda's Mother". "Flaming" è un gioiello assoluto. Un momento di assoluta e pura contemplazione dagli echi di Glockenspiel che ci riportano al mondo fantastico del Flauto Magico.
Una menzione a parte merita l'ultimo brano di Barrett inserito in un album, il secondo, dei Pink Floyd, "Jugband Blues", prima della definitiva rottura. Un vero e proprio testamento da lasciare ai compagni, incapaci di reggere la sua personalità, la sua eccentricità e forse timorosi di vedersi sfuggire un successo oramai a portata di mano per colpa di un pazzo che si rifiutava di cantare dal vivo durante la prima tournée in America, ma che saranno costretti dal destino a non liberarsi tanto facilmente di lui: "and I'm wondering who might be writing this song". Jugband Blues è un potente sberleffo con un uso mahleriano e grottesco della musica bandistica. Un cosmico e lisergico pernacchio ad uno dei più grandi gruppi rock della storia da parte del suo fondatore.

Dopo l'esperienza con i Pink Floyd Syd Barrett torna in studio di registrazione per due album solisti, tra il 1968 e il 1970. "The Madcap Laughs" e "Barrett" contengono brani particolarissimi come "Golden Hair" una melodia struggente di otto note ripetute su un testo di James Joyce che sembra provenire da un altro mondo, il blues assolutamente folle e alla Zappa di "Maisie" o la fiaba umoristica dell' "Effervescing Elefant". Sempre di quel periodo sono "Bob Dylan Blues", uno straordinario omaggio al cantautore di "Blowing in the wind", e "Gigolo Aunt" che sembra un vestito tagliato su misura per David Bowie, il quale invece registrerà una versione nemmeno delle migliori di "See Emily Play", uno dei primi singoli dei Pink Floyd, e canterà una fin troppo impacciata ed intimorita "Arnold Layne" live nel 2007.

Dopo questi ultimi lavori e un estremo tentativo di concerto dal vivo con una band chiamata Stars, Syd abbandona per sempre la musica. La cosa può sembrare incomprensibile e folle solo a chi non sappia come la musica sia perfettamente in grado di succhiarti la vita e mandarti fuori di testa se non ucciderti, se le permetti di prendere il sopravvento, se osi metterne in discussione il ruolo di primo piano nella tua vita e se hai altri interessi che vorresti parallelamente coltivare. Syd tradiva sistematicamente la musica con la pittura, il suo vero amore. La musica è amante possessiva e fatale e non perdona. Non c'è niente di folle nell'evitare ciò che ti fa ormai solo male.
Lo sforzo compositivo è uno dei più intensi intellettualmente e, come ha sottolineato Rob Chapman nella sua bella biografia di Barrett "Una mente irregolare", il tour de force al quale fu sottoposto dopo l'esplosione del successo dei Pink Floyd, con continui concerti, esibizioni e comparsate televisive, avrebbe distrutto e mandato in esaurimento nervoso chiunque.


Negli anni settanta, anni nei quali di lui si sa ben poco, ma forse perché trascorrono senza che succeda nulla di importante, il Syd musicista lascia spazio sempre di più al Roger Keith Barrett che cerca di rimettere assieme i pezzi della sua mente irregolare, come lui stesso la definiva, provata da esperienze troppo intense e vissute tutte assieme troppo presto, tra le quali l'abuso di droghe non è stato forse l'unico elemento patogeno.
Dispiace che l'unico aneddoto riferito a quegli anni e regolarmente raccontato in tutte le interviste dai membri superstiti dei Pink Floyd, non senza una punta di vittimismo autoassolutorio e la lacrimuccia d'ordinanza, sia l'episodio al limite tra la leggenda e la realtà del Syd ormai sfigurato ed irriconoscibile che si presenta come un fantasma negli studi di registrazione durante la realizzazione di "Wish You Were Here", ispirato e dedicato, guarda un po', proprio a lui e che sparisce dopo essersi comportato in maniera da traumatizzare per sempre i poveri ex compagni. Peccato perché altre immagini successive invece non ce lo mostrano affatto irriconoscibile ma soltanto ciò che si diventa con gli anni: più grassi, stempiati e senza più la luce dei vent'anni negli occhi.

Nel 1982 Roger Keith Barrett torna a casa, a Cambridge, nella città degli stravaganti in bicicletta e dei tanti geni. La Cambridge di Isaac Newton, di Ludwig Wittgenstein e dell'inventore del primo calcolatore, il suo allievo Alan Turing, suicida con una mela avvelenata che ispirerà il visionario Steve Jobs, la città di Stephen Hawking, di John Maynard Keynes, di tre dei Monty Python (Cleese, Chapman, Idle) e dei Pink Floyd, appunto.
Le immagini ce lo mostrano ritornato ad una normalità e perfino banalità d'aspetto che possono sembrare anormali solo in questo mondo votato all'apparire ed al glamour ad ogni costo.
La storia personale di Syd Barrett, analizzata attraverso le sue azioni, perché l'intimo del suo cuore rimarrà per sempre giustamente un mistero,  così come la vera entità della sua dissociazione dalla realtà, è comunque quella di un uomo che ha dimostrato una titanica volontà di ricostruirsi e riprendere possesso della propria vita dopo aver rischiato di perdersi e per questo si è dimesso da rockstar, ha compiuto il gran rifiuto, scegliendo la tranquillità del suo nido e della sua città natale.
Non so perché ma le ultime immagini di Roger ormai anziano, a spasso in bicicletta per Cambridge, mi fanno venire in mente "l'Ultimo Imperatore" di Bertolucci, quando Pu Yi, finalmente libero dalle catene della divinità e da un ruolo sociale sempre vissuto come un peso, se ne va tranquillo per Pechino, negli abiti modesti di un cinese qualunque.

C'è un altro elemento caratteristico della personalità di Roger Barrett che rimanda ad un concetto totalmente in contrasto con il materialismo assoluto della nostra epoca. Dipingeva i suoi quadri, li fotografava e poi li distruggeva. Riusciva cioè a separarsi dalle proprie creazioni, a riconoscerne l'impermanenza.
Sembrerà paradossale dirlo ma questo, assieme al ritiro volontario nella quiete di una vita normale, sembra il percorso che solo un uomo che abbia potuto, attraverso l'esperienza lisergica, andare in profondità nel proprio sé guardando in faccia il proprio lato più oscuro, può percorrere sulla via della purificazione e dell'allontanamento dalla sofferenza e forse della guarigione. La migliore conclusione che si possa trarre dal dibattito sulla presunta follia di Barrett, mai ufficialmente diagnosticata, è racchiusa nella citazione che ho riportato dello scopritore dell'LSD Albert Hofmann, sull'illuminazione che giace accanto alla follia, e nel pensiero di Cesare Musatti, secondo il quale la psicosi è un evento che ognuno di noi può sperimentare nella propria vita; in un certo senso un evento quasi fisiologico dal quale si può anche tornare indietro, come dimostrano tanti casi di persone che dopo malattie mentali anche gravi sono guarite o per lo meno hanno trovato un loro equilibrio all'interno di esse. Sappiamo che la dichiarazione di follia è servita nei secoli come marchio d'infamia per la repressione della creatività e della diversità e che non c'è condanna peggiore che essere dichiarati ufficialmente pazzi e rimanerne marchiati anche quando ormai ne siamo usciti o tentiamo di conviverci. Solo il concepire la follia come irreversibile e la sua riduzione ad evento organico ha potuto condurre all'abominio della lobotomia come "cura" chirurgica.

Oggi, in questo mondo triste e vuoto e in quest'epoca disperata, Syd Barrett sarebbe considerato banalmente un artista multimediale. Pittore, musicista, visionario, pop star. Se avete letto fino a qui sentirete stridere questa definizione in tutta la sua inadeguatezza. Era tutto ciò ma ancora e ancora di più, all'infinito.
Ciò che è invece terribilmente vero è che avremmo un disperato bisogno dell'ispirazione di persone come Roger Keith Syd Barrett che, magari con una canzone e un guizzo di genio, riescono a squarciare il velo di tristezza che ci opprime, e che per questo quando le incontriamo sul nostro cammino ci affascinano fino alla perdizione.
C'è un fatto straordinario che rappresenta infine la vendetta postuma del vero genio che non può essere scalfito né dal tempo (ecco il senso ultimo della metafora del diamante in tutto questo discorso), né dallo stigma della morte civile e dell'apposizione della lettera scarlatta della follia, e tanto meno, in fondo, dalla propria scelta consapevole di scomparire in vita e di distruggere il proprio mandala di sabbia multicolore con un gesto della mano sperando di essere dimenticato. Questo fatto è l'incredibile numero di persone che, a quasi cinquant'anni dai suoi splendori e a quasi dieci dalla morte, avvenuta il 7 luglio del 2006, l'uomo e l'artista Roger Keith Syd Barrett ancora riesce a conquistare. Esattamente come quando da ragazzo, bello più del sole, spaccava cuori a ripetizione. Ti chiedi il perché e non riesci ancora a capire.
Magari Syd Barrett è proprio quel gatto siamese sempre al tuo fianco. "That cat's something I can't explain".


"Il ritorno ha successo. L'uscita e l'entrata avviene senza errore. L'arrivo di un amico è senza colpa. E' prossimo il ritorno sul sentiero: si ritorna al settimo giorno. E’ propizio avere ove recarsi." (I Ching, capitolo 24, Il Ritorno)

mercoledì 19 marzo 2014

Bimbi e grulli


Lo so, è allucinante ma non è un'allucinazione.


E' reale. Il leader di Bischerology tagliato male e spacciato per enfant prodige. La fanzine senza vergogna con le foto inedite e la copertina vagamente pedonecrofila con la foto da bimbo morto, porello, il giorno della comunione.
Si, è tutto vero, purtroppo, e i piddini non hanno niente da dire in proposito, suppongo. Non notano né il ridicolo né la deriva da culto della (mancanza di) personalità. Non si vergogna nemmeno la classe dei giornalisti che ormai, con questo, ha sfondato la nona porta della dannazione. Berlusconiano? Peggio.

lunedì 17 marzo 2014

Democrazia è quando popolo fischia


Eh già, le zie ricche europee e i neo-cons (nel senso francese) d'oltreoceano si sono beccati nu bello pernacchio alla De Filippo dall'orsetto crimeo, deciso a restare vicino a mamma orsa russa. 
Perché mai un referendum svoltosi in maniera regolare, a detta degli osservatori stranieri (ma diranno che quelli cinesi non valgono come i loro bambocci dell'OCSE), non debba essere rispettato nel suo risultato solo perché questo fa male al re, dovrebbe rendere chiaro all'osservatore il carattere pericolosamente sociopatico ed antidemocratico della politica estera occidentale; di questo impero ultradecadente impegnato nella quarta guerra mondiale per il nuovo secolo americano ovvero del trionfo del capitalismo assoluto e dell'instaurazione del Reich delle multinazionali. 

Non è difficile capire perché i referendum di autodeterminazione debbano essere evitati, annullati o dichiarati in fuorigioco. Perché oggi c'è la Crimea e domani, chissà, la Gran Bretagna potrebbe chiedere ai sudditi di sua maestà se desiderano dare un calcio all'Europa e la permanenza nella garrota unica dei trattati europei potrebbe venir sottoposta, nei paesi nei quali fosse previsto, a revisione mediante referendum.

Scusate, cari i miei sociopatici: il golpe ucraino della raperonzola bionda con i suoi contractor-boys vale e l'autodeterminazione del popolo crimeo a maggioranza russofila non vale? Certi pur discutibili primi ministri eletti dal popolo possono essere esautorati con un golpetto ben assestato sul coppino ed al loro posto possono venire imposti degli avventizi non eletti ma da voi nominati e sul vostro libro paga? 
E' il principio di indeterminazione applicato al concetto di democrazia. Un referendum è valido o non valido a seconda del punto dal quale lo osservi. Capisco ma non mi adeguo.
Per me, e per qualunque essere pensante e raziocinante, democrazia è quando popolo fischia.

La Fuhrerin Merkel ha notoriamente una fottuta fobia dei cani.
Guardate che gran pezzo di cagnone molto karasciò è andato ad annusarla, pora bestia.
Io co 'sto Putin tra un po' me ce fidanzo.




giovedì 13 marzo 2014

Lauro ad honorem

Ottanta euro in più in busta paga entro la fine di maggio, ha annunciato irRenzi. Casualmente a maggio si vota per il casting dei camerieri, sguatteri e maggiordomi del Quarto Reich per il reality "Chi vuol essere morituro". Il proconsole sindaco di Acchiappapiddini, paese gemellato con l'Acchiappacitrulli di Pinocchio, è terrorizzato dall'onda montante antieuro e usa il vecchio trucco di Achille Lauro: regalare all'elettore la scarpa destra prima del voto e promettere di consegnargli la sinistra a voto dato. Vota sinistra per la sinistra. Una "sinistra utile all'Europa", come l'ha testé definita il turpe Vaciago nel salottino di Santoro.

I piddini, che non credono in nulla tranne che nel loro mondo votato al più bieco conservatorismo e completamente privo di eventi straordinari, perciò allucinatorio, abboccheranno in massa al mirabolante prestigio del David Copperfield di Michelangelo. La moltiplicazione dei pani e degli euro senza poter battere moneta. Il vaghissimo sospetto che si tratti di una cosmica presa per il culo e che quegli ottanta li risputeremo prima che il gallo canti, non passerà loro manco p'a capa. Non sono mica piddini per caso.

Io gli ottanta euro non li vedo nemmeno se ci credo. E non voterei la sinistra che serve all'Europa nemmeno, non dico per questo paio di orgasmiche Loubutin, ma per tutta la collezione completa.


mercoledì 12 marzo 2014

Luftvaffa


Un caro amico ha pubblicato oggi pomeriggio su Facebook questa immagine di un depliant da lui trovato su un volo Lufthansa per Monaco di Baviera. Vi lascio in raccoglimento per farvelo leggere con attenzione.
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Fatto, ci siete? Lo so che vi propongo sempre cose brutte ma, mi spiace, è per il vostro bene. E poi ora avete la prova che quando in queste pagine si parla di euronazismo non sono solo i deliri postlisergici di noi figli degli anni sessanta.
Vi giuro, a me quello che sconvolge in primis è quel "la breve parabola del Terzo Reich". A parte che sono stati dodici anni molto intensi culminati in decine di milioni di morti, ma che vuol dire quell'ascesa del nazismo spacciata come "movimento di reazione ad un generale senso di malessere"? Di cosa cavolo stanno parlando: della mancanza della naturale regolarità? Di uno spiacevole gonfiore e senso di pesantezza? La reductio ad activiam di uno dei peggiori totalitarismi della storia ci mancava. 
E' incredibile, non c'è mezza parola, mezzo aggettivo che ricordi ad eventuali smemorati o ignavi di cosa si sta parlando. Della sospensione violenta della democrazia in Germania, non di un governo qualunque. Di un regime votato alla pseudospeciazione ed all'eliminazione fisica degli avversari. Di tutti, tedeschi compresi, tranne gli autonominatisi appartenenti alla neorazza nazista. 

E poi quell'invito finale a visitare Dachau, come bonus trip e come si trattasse della gita ad una specie di Nazilandia dove il giorno dopo entri gratis. Il primo campo di concentramento in assoluto, inaugurato nel marzo 1933, dopo appena due mesi dall'insediamento di Adolf Hitler alla Cancelleria, tanto perché si capisse quale fosse il tenore del regime e dove finirono subito tutti i prigionieri politici già accuratamente suddivisi per categorie e segno di riconoscimento.

Sappiamo che i depliant turistici tendono sempre ad edulcorare, magnificare e trasfigurare i luoghi che devono vendere, fino a raggiungere vette di puro surrealismo. Qui però si esagera. Un gruppo di nazisti dell'Illinois in gita europea nei luoghi sacri non avrebbe saputo scrivere un programma migliore e più allettante per i kamaraden. Manca solo la visita guidata al Nido dell'Aquila.
Secondo me vent'anni fa uno scritto così smaccatamente tollerante e fatalmente amnesico nei confronti del nazismo sarebbe stato impensabile in Germania. Oggi, non solo lo si trova in un depliant della compagnia di bandiera ma forse tradisce un tentativo di revisionismo che è assai più pericoloso del negazionismo di coloro che mettono in discussione gli olocausti.  Il revisionismo cioè che tenta di far passare per l'ennesima volta la Germania come vittima innocente delle politiche di Versailles (conseguenze invece del suo militarismo al servizio dell'avidità del suo complesso industriale), dell'inflazione (il trauma primigenio) e dipinge Hitler come un qualsiasi rottamatore moderno con il suo "programma" (del tipo "libereremo sei milioni di posti di lavoro"?) e il cui tentativo di mettere ordine fu perfino oggetto dell'ostilità di "attentatori" (e meno male che i terroristi e il loro attacco al cuore dello stato nazista furono fermati, vero cari luftidioti?). 

Lufthansa o Luftwaffe, quindi? Possiamo liquidare questo scritto come il parto distocico di un cretino teutonico o dobbiamo preoccuparci che sottenda una certa voglia inconscia di Quarto Reich e di farlo durare ben oltre la "breve parabola" del Terzo magari grazie ai successi in termini di surplus del neomercantilismo euroguidato? E' innegabile che, per la terza volta in un secolo, il cerino in mano ce l'abbiano (perché glielo abbiamo consegnato). Bisogna capire se hanno voglia di usarlo e se manca solo l'Hitler giusto nella birreria giusta.

(Grazie di cuore a Mario Giovanni)

martedì 11 marzo 2014

L'attacco delle inquantodonne


Nel paese dove la classe politica, come in uno snervante ed interminabile film piddino grandebellezzo è impegnata a perdere tempo, a crogiolarsi sui massimi sistemi, a spompinarsi a vicenda e a giocare al fantagoverno nei momenti di stanca, nell'atroce dilemma "è andato di corpo oggi Renzi?" è commovente la battaglia collaterale delle inquantodonne dai bianchi manti per l'istituzione della cosiddetta parità di genere, in realtà lotta intraclassista per la spartizione del potere tra maschi e femmine dell'élite, che al popolaccio viene fatta passare per battaglia di civiltà. Le infamose quote rosa. Non a caso il colore più stronzo che esista.

Perché non crederete mica che questo femminismo piagnone scassacazzi sia rappresentativo dei veri interessi delle donne italiane. La battaglia riguarda queste superprivilegiate (hai ragione Orizzonte48, oltre alle inquantodonne esistono probabilmente anche le donne inquantotali, intuisco una differenza sottile ma sostanziale tra le due categorie) che sono tutte appartenenti alla classe dominante, compresa quella non meno perniciosa di partito e che, gratta gratta, sono sempre in qualche modo consanguinee o scambiatrici di fluidi corporei con i maschi padroni; madonnine sempre pronte a lacrimare a comando di fronte all'extracomunitario ma rigorosamente munite di filippinachedaannimiaiutaincasaecheormaiècomeunadifamiglia e spietate verso i propri connazionali. Donne che sono ben contente di perpetrare la rigorosa divisione in classi della società che è il mito fondatore di questa epoca di merda e che, da leguleie, si guardano bene dal propugnare e difendere l'unica vera parità tra i cittadini, quella economica.
Insomma, sciure e sciurette da foyer della Scala, con il taccododici che costa quanto una mesata di pensione della vecchietta, mica quelle disgraziate costrette ad abortire al cesso perché il paese, oltre che piddino, è pure embrionofilo e il medico, soprattutto quando non batte sulle statali dell'extra moenia, è sempre obiettore. 

La parità di genere o de-genere? Perché, tanto per capirci, nella visione monosessuale di Laura Boldrini, l'ape regina delle operaie piddine, le donne sono il 50% della popolazione femminile. Un lapsus, direte, ma temo più che freudiano: Lacaniano al sapore di Reich in salsa di Fagioli. Così rivelatore, mioddio, meglio di uno scan total body. 
Laura, lo sai che il tuo mondo così estrogenico e con il ciclo sincronizzato, spurgato da potenziali stupratori ma infarcito di femmine dalla visione a tunnel, sembra la "Città delle donne" di Fellini? Ecco, penso che tu, un film come quello lo troverai terribilmente sessista, probabilmente orribile. Io l'ho trovato sincero come lo sono spesso i sogni.  Te lo farei vedere e rivedere in stile Cura Ludovico, da tanto che ti voglio bene. 

giovedì 6 marzo 2014

Hey, Renzi, leave those kids alone!




Bad trip #1 Ascoltata stasera nel salottino riefenstahliano della Gruber. Per la creatura piddina Gozi, Matteo Renzi è stato "eletto dagli italiani". Giustamente quel sant'uomo di Maurizio Belpietro è scattato come una rana di Galvani protestando che è stato appena poco più di un milione e mezzo di italiani a votare Renzi alle primarie del PD, e che costoro non sono che un'infima parte di tutti gli italiani, compresi quelli che non lo vorrebbero nemmeno come amministratore di condominio. Non gli hanno nemmeno risposto. Ve lo dicevo che per i piddini le primarie ormai hanno sostituito le elezioni normali. Elezioni a pagamento, oltretutto.

Bad trip #2 Guardate e leggete qui sotto. Lo so è orribile. Ripigliatevi, su, coraggio. L'ha pubblicata sul suo blog Beppe Grillo, sotto il titolo di "I figli della lupa", ed è stata ritwittata. E' il testo di una specie di inno fascistoide, partorito dal lavoro di lingua mentale di un maestro sicuramente piddino (sarebbe troppo bello fosse invece un capolavoro di satira) dedicato ai irRenzi da una scuola siciliana in occasione di una delle tappe del suo Italian School Tour 2014.
Un tizio un po' bischero in visita ad una scuola con la fascia da sindaco e la parlata toscana e tutti che lo applaudono. Sembra di guardare "La vita è bella" sotto acido.


Già, le scuole. Perché proprio le scuole e i bimbi? Perché Renzi ha scelto questo target per la coltivazione del suo personale culto della mancanza di personalità? 
Non state abbastanza attenti ai messaggi della propaganda. E' tutto chiarissimo.
Cominciò la madamin Fornero ai tempi del governo Monti, vi ricordate, a farci la predica sull'essere choosy, pelandroni e mangiaspaghetti. Con il ditino alzato, il look da preside o da assistente sanitaria pronta a farvi la pera di vaccino a tradimento (giuro, la mia aveva lo stesso foulard legato per traverso, un incubo infantile).
Già allora si incominciava a parlare di "compiti a casa". "Dobbiamo fare i compiti". "Dobbiamo andare in Europa con i compiti fatti".  Una metafora che implicava la reductio ad bimbominkiam di un popolo intero. Di sopra l'élite, i maestri, venerabili o meno, e sotto gli alunni, la classe media da impoverire più dell'uranio e da far ritornare, allo scopo, sui banchi di scuola per essere riplasmata alle gioie della povertà di ritorno e alla durezza del vivere dello Schioppa. Scuola elementare, per meglio ribadire il concetto di regressione.
E' come in quelle campagne virali, sapete, dove vi fanno vedere un oggetto misterioso e vi innestano una parola o una sigla in testa. Poi, piano piano, man mano che la campagna pubblicitaria prende forma e il messaggio si chiarifica, capite che devono vendervi qualcosa. 

Ora che finalmente sono riusciti a piazzare il loro pupazzetto a molla sullo scranno del potere, il concetto scolastico e rieducational di compiti dev'essere ulteriormente ribadito. Gli italiani sono scolaretti, anzi: "l'Italia è una bimba indisciplinata che ha bisogno di una baby sitter tedesca", come ha appena detto il diversamente calvo Beppe Severgnini nell'altro salotto buono piddino, quello della Birignardi. 
E' bombardamento, altro che D'Alema e la Serbia. Rieducazione e brainwashing. Maledetto Cameron.
Così, capito perché irRenzi va in tour? Ogni settimana in una scuola, a sparare minchiate e fare il simpatico e ad occuparsi delle giovani menti da piddinizzare. E' così che poi nascono gli inni dei figli della maremma maiala. Anche lui fa i suoi compiti da compagnetto stronzo primo della classe e spera che i somari si identifichino in lui. Una creatura proteiforme mezzo Pinocchio e mezzo Lucignolo.
A questo punto credo non sia nemmeno un caso che, sulla Rai, vada in onda un biopic sul Maestro Manzi, colui che negli anni sessanta insegnò a leggere e scrivere non solo agli analfabeti allora ancora numerosi ma anche a noi bambini di allora. Se è una coincidenza, è curiosa. 

"tu non scordarti di noi... dei nostri sogni... delle speranze.... che oggi ti affidiamo, con fiducia, a ritmo di blues."




lunedì 3 marzo 2014

In Ucraina un colpo di stato appoggiato da Europa e Usa



Ricevo e volentieri pubblico un'intervista a Giulietto Chiesa di Gianni Ventola Danese, giornalista freelance da quindici anni, prima sul web e poi sulla carta con "Liberazione" e il "Il Riformista".

In Ucraina un colpo di stato appoggiato da Europa e Usa
Intervista a Giulietto Chiesa

“Gli estremisti nazionalisti ucraini sono stati incitati, organizzati e finanziati dall’Europa e dagli Usa. E’ con questo appoggio esterno che sono riusciti a portare a compimento un colpo di stato”. “l’Europa e gli Stati Uniti riconoscano di non essere più in grado di conservare il loro potere”. “Non possiamo accettare questa linea perché ci porterebbe alla Terza Guerra Mondiale”.

di Gianni Ventola Danese

Giulietto, come interpretare l’escalation della tensione tra Russia e Stati Uniti? Siamo veramente alle porte di un conflitto? Assistiamo all’esasperazione di una nuova guerra fredda o c’è qualcosa di più?

No, siamo già oltre la guerra fredda, credo che ormai siamo nel pieno di una crisi le cui dimensioni sono paragonabili a quelle della crisi dei missili di Cuba del 1962. Io su questo non ho dubbi, Unione Europea e Stati Uniti hanno superato la linea di guardia andando direttamente all’offensiva contro la Russia. Gli scopi sono chiari perché è evidente che sia l’Europa che Gli Usa sono nel pieno di una crisi politico finanziaria senza precedenti, hanno bisogno di distrarre l’opinione pubblica internazionale e tentano di uscirne forzando la mano e creando una netta linea di demarcazione coi russi. Hanno giocato una partita ad altissimo rischio e, adesso, appare evidente che era solo una ingenua illusione pensare che Vladimir Putin potesse in qualche modo cedere ed arrendersi agli accadimenti.

Possiamo realmente immaginare un intervento degli Stati Uniti con gli interessi che questi hanno a salvaguardare un rapporto con i russi su altri scenari, pensiamo alla Siria o all’Afghanistan.

Il problema fondamentale ora è che Putin, a mio avviso, ha fatto una mossa molto ragionevole e meditata, ovvero quella di inviare truppe in Crimea. Lo ha dovuto fare prima che fosse il governo di Kiev a intervenire, un governo, non dimentichiamolo, sostanzialmente di fascisti e di neonazisti che sta puntando apertamente a una rottura con la Russia. Kiev si sta preparando a una aggressione contro la Crimea e contro le regioni russe e russofone dell’Ucraina, e l’unico modo per fermali era ricorrere a un deterrente. A questo punto vedremo fino a che punto l’Europa e gli Usa vorranno insistere appoggiando un gruppo di estremisti nazionalisti fascisti, dovranno decidere se questi gli servono oppure no. Se gli servono, sarà una guerra vera, guerreggiata, si sparerà coi cannoni e auguriamoci che a sparare saranno solo i cannoni.

Volevo arrivare a questo, la rivolta di piazza Maiden viene interpretata da alcuni commentatori come l’ennesima manifestazione delle faide politiche interne all’Ucraina, come già accaduto in passato con la rivoluzione arancione o l’incarcerazione di Julija Tymošenko. Sei d’accordo o questa volta ci troviamo di fronte a qualcosa di profondamente diverso?

Sì, qualcosa ora è cambiato, gli estremisti nazionalisti ucraini che, come giustamente tu dici, sono da tempo ostili alla Russia, sono stati questa volta ampiamente incitati, organizzati e finanziati dall’Europa e dagli Usa, in particolare da un gruppo di Paesi: dai servizi segreti polacchi, dalla Germania e dai Paesi baltici. Questi sono i protagonisti di questa operazione che, come ha scritto anche il “New York Times”, non sono stati neppure così premurosi da consultare il resto dell’Europa. Hanno fatto tutto loro, l’Europa non è stata coinvolta se non attraverso una serie di personalità che hanno fatto la fila sulla piazza Maidan per incoraggiare i rivoltosi. Questa è la differenza rispetto a prima, questi signori hanno avuto il pieno via libera dall’intero sistema degli stati occidentali che hanno partecipato all’operazione con l’incoraggiamento evidente degli Usa. Non per niente il senatore McCain è andato a stringere la mano ai neonazisti che guidavano il partito di estrema destra ucraina Svoboda.  E’ con questo appoggio esterno che sono riusciti a portare a compimento un colpo di stato, agitando, come si è potuto vedere, un’azione militare vera e propria.

Quando parli di paesi baltici ti riferisci anche alla Lettonia dove le minoranze russe sono già discriminate per legge anche a livello linguistico?

Mi riferisco alla Lettonia e all’Estonia, che sono i più aggressivi, ma anche alla Lituania. Tutti i governi e i leader di questi tre stati hanno fatto, per così dire, la fila a Kiev per incoraggiare i rivoltosi. Tra l’altro, attraverso numerose informazioni rivelate dalla stampa polacca, erano presenti sul terreno della piazza Maidan squadre militari o paramilitari provenienti dalla Polonia, quindi c’è anche un intervento diretto dall’esterno dei servizi segreti che hanno contribuito e hanno aiutato. Aggiungo che la signora Victoria Nuland (diplomatica statunitense che ricopre la funzione di Assistant Secretary of State for European and Eurasian Affairs presso il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America, ndr) ha affermato lei stessa come gli Stati Uniti abbiano finanziato l’intera operazione con 5 miliardi di dollari, e c’è la fonte sicura di questa informazione, dagli Stati Uniti, “noi avevamo investito 5 miliardi di dollari affinché l’Ucraina potesse avere il destino che merita”, queste sono le testuali parole, riportate sul blog di Paul Craig Roberts (economista ed editorialista del Wall Street Journal, già sottosegretario al Tesoro sotto l’amministrazione Reagan, ndr). Il risultato è sotto gli occhi di tutti, hanno portato al potere un gruppo di estremisti che minaccia di far scoppiare una guerra civile.

Ecco il punto, come sottolineava anche Massimo Fini, per la prima volta dal dopoguerra è stato rovesciato con la violenza un governo regolarmente eletto. Questo precedente cosa può significare per l’Europa?

Può significare che non c’è nessun paese che può salvarsi dalle operazioni, chiamiamole, di “rivoluzione democratica” guidate dall’esterno. Fino a ieri la motivazione era pubblica ed evidente, bisogna abbattere i dittatori sanguinari. Sfortunatamente Viktor Janukovyč non è né dittatore né sanguinario perché è stato eletto dal popolo ucraino in elezioni che sono state considerate legittime, quindi abbattere un presidente democraticamente eletto si potrà fare ovunque.

Siamo entrati quindi nell’ambito delle “guerre sussidiarie”, le “proxy war” come vengono definite, conflitti pilotati per fini superiori?

Sì, è proprio così, è un salto di qualità esplicito dove l’occidente manifesta la sua volontà di comando, ma la crisi nasce proprio da questo, dal fatto che sia l’Europa che gli Stati Uniti si ostinano a non riconoscere di non essere più in grado di conservare il loro potere. E’ come una partita a poker, non volendo riconoscere questo fatto, rilanciano, hanno in mano una doppia coppia, vestita, se va bene, e vogliono giocare come se avessero in mano un tris d’assi. E’ questo che aumenta massimamente il pericolo di guerra.

Non c’è solo la crisi Ucraina, basta vedere cosa sta accadendo in queste settimane in Venezuela, c’è lo Yemen, la Siria, ma anche in Europa ci sono scenari di tensione dovuti al crollo degli indici economici, Spagna, Francia, Italia e ovviamente la Grecia. A che cosa può portare in definitiva quello che appare a molti come un conto alla rovescia?

Porta direttamente a un conflitto con la Cina. Posso semplicemente dire a chi ha qualche curiosità di leggere il mio libro “Invece della catastrofe” uscito l’anno scorso. Bisogna conoscere lo scenario di crisi mondiale per comprendere l’altissimo rischio che stiamo correndo. La convivenza tra un miliardo e trecento milioni di persone in continuo sviluppo e un paese in recessione come gli Usa non è possibile e porterà a una collisione inesorabile. Ovviamente i tempi per uno scontro con la Cina non sono ancora maturi e bisogna passare attraverso la Russia. E’ il piano Brzezinski (Consigliere per la sicurezza nazionale durante il mandato presidenziale di Jimmy Carter, ndr) che prevedeva lo smantellamento e la demolizione della Russia per arrivare al grande confronto. Siamo in una fase intermedia.

L’Europa quindi dovrà schierarsi.

Quello che sta accadendo in questo momento, con il trattato transatlantico che si sta cercando segretamente di approvare tra Europa e Usa, è infatti la premessa per avere l’Europa interamente agganciata e subalterna a questa strategia. Io credo invece che sia il momento di affermare che gli interessi dell’Europa non coincidono più con quelli degli Stati Uniti. Non possiamo accettare questa linea perché ci porterebbe alla guerra mondiale, alla Terza Guerra Mondiale.

L’area islamica in tutto questo, che ruolo gioca?

L’area islamica per il momento è stata marginalizzata, anche come conseguenza del fatto che Obama si è reso conto che sul fronte della Siria la partita non sarebbe al momento vincibile, e per questo ora il profilo è basso. Piuttosto, gli Stati Uniti stanno impegnandosi in due aree dove sembravano essersi ritirati da tempo, e cioé il Venezuela, e ci sono anche forti indizi che indicano come anche il Brasile sia sotto l’attenzione degli Usa. Il copione è sempre lo stesso, organizzare proteste popolari contro governi legittimi per innescare una repressione e per poi finanziare e sostenere una conseguente guerriglia urbana. Quello che sta accadendo in Venezuela è l’antipasto di quello che potremmo vedere in Brasile. E’ questo il punto, io credo che stiamo assistendo a un’offensiva su larga scala che è destinata a creare il caos all’interno del quale il clamore della crisi economico finanziaria mondiale verrà seppellito sotto il fuoco della guerra.

***

Ringrazio Gianni di avermi concesso di pubblicare questo punto di vista alternativo alle visioni ergotiche da TG: la retorica ad ettolitri dell'eroina trecciamorbida vs. il mostro dittatore, le "belle ciao" che celebrano un golpe dal retrogusto neonazista, gli appelli dei fighetti oscarati in favore dei fognatori ucraini, mescolati mescalinicamente con quelli venezuelani a "casso", come direbbe Papa Francesco. 
La realtà è la guerra come via di fuga dalla crisi economica, la guerra come supremo distrattore dalle conseguenze della medesima sulla vita delle persone comuni. Niente di nuovo ma che, per carità, non ce ne accorgiamo e vai con la cortina lisergica.
Sembra proprio la quarta guerra mondiale della quale parla Diego Fusaro, perché la terza in realtà è stata la guerra fredda terminata nell'89 con il crollo del muro, la sconfitta del comunismo reale e l'instaurazione dell'impero del capitalismo assoluto. 
La conferma della sensazione che questo golpe ucraino sia il tentativo dell'impero globale delle corporation di punire la Russia per non aver permesso la propria colonizzazione e la svendita dei suoi asset più preziosi ai tempi della transizione da comunismo ad economia di mercato. Rileggetevi, in proposito, il capitolo di "Shock Economy" di Naomi Klein sulla Russia, che racconta di come la ricchezza dell'ex impero sovietico sia potuta rimanere, a differenza di altri paesi postcomunisti, in mani russe, rappresentando un'intoppo nel percorso altrimenti trionfante del capitalismo assoluto verso la conquista del mondo. Tocca tifare Putin, a quanto pare.

Good night and good luck.

sabato 1 marzo 2014

Amanita renzaria


Il ritorno dei funghi magici. Non si spiega altrimenti. Solo un esperienza psichedelica da assunzione di un cestino intero di Psilocibe Cubensis ( o CuRenzis) o Amanita Muscaria appena raccolti può far sembrare il governo del boy-scout un governo di sinistra e perfettamente normale l'okkupazione militare da parte del PD di quasi tutte le cariche istituzionali nonostante l'abbondanza di strapuntini per i guardiani del benessere berlusconiano e quella sovra-rappresentazione sospetta dei montiani di Scelta Civica.
Dopo le nomine dei vice e sottocosi stiamo scartavetrando il fondo della petroliera: Gozi, Scalfarotto, solo per citare due eccellenze a caso. Il peggio funzionariume tosco-emiliano, il set completo di apparatchiki ottusangoli da partecipata e consiglio comunale, le donne in quanto tali, i compagnucci di merende, ma va bene così. Ci penseranno l'acido e i funghetti a farli sembrare padri e madri della patria.

Infatti il trucco è proprio quello, far sembrare l'irreale realtà. Lo psicopiddino legge una titolata come questa dell'Huffington Post e vede Berlinguer e Gramsci che gli fanno ciao. I più schiodati arrivano addirittura a vedere la mummia di Lenin rianimarsi e benedire il comunismo trionfante. Bella Ciao gli arriva si un po' distorta, con un curioso effetto eco e sembra suonata da Jimi Hendrix più che dagli innocui chitarrosi da festa del PD ma i colori sono stupendi. Wow, che botta! Renzi appare bellissimo e circonfuso di luce. L'austerità è bellissima e la Germania è meravigliosamente virtuosa. La Grecia è stata rovinata dalla corruzione, non dalla Troika. L'Europa è una immensa distesa di fiori che cantano Beethoven con vocine angeliche. Vieni anche tu in Bischerology e sarai felice.

Caro Karl, aggiornati. Ai tuoi tempi era la religione l'oppio dei popoli. Robetta. Ora l'informazione mediatica è diventata il più potente allucinogeno dai tempi della biciclettata lisergica di Albert Hoffmann. Il TG è viaggio puro. Riescono a farti sembrare i colpi di stato dei momenti di grande democrazia e partecipazione. Le truppe speciali di mercenari stranieri superaccessoriati ti appaiono come pacifici manifestanti locali. 
Leader regolarmente eletti dal popolo diventano, ecco il bad trip, dei mostruosi lucertoloni bavosi e tu sei tanto contento che i buoni arrivino a scacciarli. I buoni come Monti, come Papademos e come il boy scout e il suo giglio magico, pardon, fungo. 

Buon viaggio, e buona fortuna.





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