venerdì 30 gennaio 2015

Capracavolismo, malattia senile dell'europeismo



"La cosa interessante e promettente è che questa di Syriza è la vittoria di una forza radicalmente critica delle politiche europee, ma intenzionata a restare nell'Ue. Quindi non ha vinto un partito che vuole uscire dall'euro.
[...] Sì, perché in fondo siamo abituati a pensare che la sinistra radicale sia contro il capitalismo, contro l'Unione europea. Invece qui abbiamo una sinistra che è radicale perché vuole cambiamenti e miglioramenti nella conduzione dell'economia capitalistica. E allo stesso tempo crede nelle istituzioni comunitarie.

D. Tanto da volere anche un'Europa federale?

R. Sì, i principali dirigenti del partito, da Tsipras al vice presidente dell'europarlamento Dimitris Papadimoulis, sono tutti adepti del Manifesto di Ventotene. Che è anche il tema del primo capitolo del libro che sta scrivendo l'eurodeputato Manolis Glezos."
Fischia il Ventotene. Per fortuna che Barbara Spinelli in questa intervista a Lettera43 si è accorta che la partita in Europa è tra creditori e debitori. Resta da scoprire se ha capito perché. Ne dubito.
Confesso che nel passaggio "una sinistra che è radicale perché vuole cambiamenti e miglioramenti nella conduzione dell'economia capitalistica. E allo stesso tempo crede nelle istituzioni comunitarie" ho sentito la vertigine delle montagne russe. 
Pensare che una volta lo si voleva abbattere il capitalismo, superarlo, sostituirlo con il socialismo. Oggi invece lo si vuole solo cambiare. Come le mogli che cercano di cambiare i mariti e nell'attesa rimangono vedove.
L'importante per Spinelli è che vi siano gli "adepti". L'ennesima conferma che l'euro e l'annessa mitologia europea fanno parte di un culto settario, più che di una progettualità politica. Culto del quale ella è ovviamente la prima sacerdotessa autonominata.
Se l'Europa non funziona non è per colpa dei padri affondatori e di questa strana connivenza tra sinistra e capitale - per noi sospetta e trista ma per loro affatto. Sentite bene: il federalismo non s'è fatto "perché c'è una sinistra socialdemocratica moderata ancora molto forte, che ha finito con l'adottare le politiche dell'austerità e che quindi dovrebbe lei stessa cambiare. Questi partiti di centrosinistra dovrebbero fare un mea culpa: ammettere di essersi sbagliati, che il trattato sui bilanci adottato nel 2012 è stato un fallimento."
L'accusa di socialdemocrazia ad altri per giustificare la propria infamia di collusi con il potere è un grande classico che io sento da quando ero bambina, e ne sono passati di lustri.

Sono fantastici. Fanno le porcate con il capitalismo della peggior specie, quello neoaristocratico, permettono che esso faccia scempio delle conquiste di civiltà e democrazia e poi, quando la gente se ne accorge e ne patisce le conseguenze, hop!, fanno un salto a sinistra di sé stessi per poter avere una destra persecutoria sulla quale scaricare la propria responsabilità. C'è sempre una sinistra più ancora a sinistra, se serve. L'importante è negare qualsiasi responsabilità propria o dei propri ispiratori ideologici.

In fondo la loro sociopatia non è molto diversa da quella dei Monti, che si rivolgono ad un pubblico di profani, minus habentes e scolaretti delle elementari con il tono saccente di chi è costretto a fare communication for dummies:
"A proposito di Euro. L'euro è stato per la Grecia non la causa della crisi, ma il fattore che ha messo a nudo l'incompatibilità tra la tradizionale politica dei greci e una moderna economia europea. L'ingresso della Grecia nell'euro, probabilmente, è avvenuto troppo presto. Ma ha comunque costituito per quel Paese un “fattore verità” e un “fattore serietà” che hanno messo in mora i vecchi costumi e la vecchia politica. La grave crisi greca è figlia di queste tare. L’avvento dell’euro l’ha fatta emergere e ha spinto il Paese ad iniziare la propria trasformazione. La troika, esigendo che la trasformazione avvenisse ad una velocità non realistica, non ha giovato.
In ogni caso, il popolo greco ha capito che la “colpa” delle drammatiche vicende di questi anni non è dell’euro, ma della tradizionale politica greca, corrotta, clientelare e inefficace, entrata in collisione con le esigenze di una moderna economia sociale di mercato, vera condizione per stare in Europa. Infatti, la grande maggioranza dei greci non vuole l’uscita dall’euro. Anche su questo noi italiani dovremmo riflettere, in un momento in cui alcune forze politiche chiedono l'uscita dall'euro." (Mario Monti, ex presidente del Consiglio)
La sua è affabulazione semplificata per i bimbi grulli. Monti parla di "connivenze tra politica e poteri economici" come peccato originale dei paesi della Terronia europea (sta parlando a Grecia perché Italia intenda) ma in realtà sta descrivendo il fenomeno del lobbismo, che negli Stati Uniti è pratica quotidiana; solo che Grecia e Italia sono paesi che non possono permettersi che un lobbismo di conquista in quanto paesi inferiori e non (più) sovrani. 
Il suo meta-messaggio, tuttavia, è spudoratamente sincero, perché il  suo discorso è coerente con il progetto che lui, in quanto élite, porta avanti e che non ammette deroghe. L'Europa è questa, non ce ne sono e non ce ne saranno altre. E' la signora TINA che ce lo chiede. Altro che "l'altra Europa" con Tsi-chi?

Invece il meta-messaggio di Spinelli è l'ambiguità, la contraddizione: dice che non vuole l'austerità ma, per carità, non toccate l'euro. L'unione europea è un fallimento ma non si discuta Ventotene. Riscopriamo una solidarietà europea (che non c'è mai stata). 
Dubito che sia solo beata incoscienza. Salvare capra e cavoli, come è noto, non è possibile ma loro non disperano mai. In fondo sono dei fognatori. Quasi quasi gli preferisco Monti e a Monti i serial killer.

mercoledì 28 gennaio 2015

L'identificazione con il creditore


Premessa:
"Le aziende private che desiderino servirsi di lavoro gratuito devono presentare richiesta all’Ispettorato dei campi (IKL) di Oranienburg (vicino a Berlino). Ne approfittano alcune tra le più grandi imprese nazionali, tra cui la Siemens, la Volkswagen, la Knorr.
Nel 1944 la Bmw impianta nel lager di Flossenbürg uno stabilimento sotterraneo ove si producono motori per mezzi corazzati; nello stesso periodo la filiale tedesca della Ford fa costruire ai detenuti alcuni camion all’interno del campo di Buchenwald.
In breve tempo la produzione delle industrie ha un nuovo impulso e molte aziende, tra cui la Krupp che fabbrica armi, la Siemens e la Gustloff stipulano contratti con le SS per utilizzare il lavoro dei detenuti. Alcune aziende come la IG Farben, massimo cartello chimico del mondo che convertì la sua produzione di coloranti in quella di gas velenosi, farmaci, fertilizzanti e prodotti chimici per lo sforzo bellico, costruiscono delle “succursali” nei campi affinché la produzione venga monitorata dalle SS, altre chiedono un numero limitato di prigionieri da far lavorare fuori, nelle proprie fabbriche, e creano ad hoc dei campi minori per i propri lavoratori-detenuti. Fioriscono così centinaia di sotto-campi vicino ai luoghi di produzione e pian piano si crea una rete di vie di comunicazione atte al servizio dell’economia statale.
L’elenco dei prigionieri utilizzati nelle mansioni più diverse è assai lungo, pur essendo comunque incompleto:
[…] Altri vanno a Treviri per costruire fortificazioni, a Wuppertal per fabbricare componenti dei motori della V2, per costruire una diga, oppure a Magslaw,a circa 30 km da Breslavia, in uno stabilimento della Krupp, per fabbricare siluri, lanciasiluri e componenti per carri armati. Altri ancora sono inviati alla stazione di Norimberga per scaricare tutto il ben di Dio depredato dalla Wehrmacht in Italia, oppure per riparare pantaloni e cappotti lasciati dai morti e destinati ai prigionieri vivi, per scaricare il legname dai vagoni ferroviari a Francoforte sull’Oder, i pacchi postali alla Stettiner Bahnhof di Berlino, il carbone a Monaco, per infornare il pane per i soldati tedeschi in Russia e in Grecia, per lavorare in miniera a Forbach, vicino al confine francese, per svitare i bulloni degli scambi e dei binari eccedenti nelle stazioni bombardate, per fabbricare trasformatori alla Brocks di Berlino, a Mannheim per sgomberare le macerie, a Norimberga in una fabbrica di aeroplani, a Weiden per riparare le carrozze ferroviarie, a Fürstenberg in una fabbrica di armi[1].
Si può dunque dire che non c’è ambito in cui il lavoro dei prigionieri non sia stato utilizzato[2]. La Daimler-Benz, famosa per la produzione della Mercedes, utilizza 80000 italiani ed altri prigionieri stranieri. La Siemens sfrutta il lavoro degli internati di Auschwitz, Ravensbrück, Flossenbürg, Mauthausen, per la produzione di trasmettitori e nel settore delle comunicazioni a distanza. L’esempio più eclatante è quello di Dora, un lager in cui i prigionieri lavorano alla costruzione dei missili V2, chiusi per mesi in gallerie altissime, umide e polverose.
È evidente, dunque, che non c’è industria in Germania che non si sia servita del lavoro dei prigionieri dei campi di concentramento. (fonte: Maria Chiara Laurenti, "L'economia tedesca e il lavoro dei deportati".)

Scusate, ma di che stiamo parlando? Capisco che la giornata della memoria è ciò che più assomiglia ad una passeggiata al buio, bendati, con una pistola puntata alla tempia, su un campo minato. Il minimo passo falso e salti in aria e qualunque cosa tu dica potrà sempre essere usata contro di te. Oggi però è la non giornata della memoria e quindi siamo più liberi di mettere qualche puntino sulle i. O le Umlauten sulle vocali, se preferite.

Mi rendo conto che l'Olocausto, soprattutto da quando viene chiamato Shoah (termine che, intendendo una catastrofe improvvisa, ne esclude purtroppo la innegabile pianificazione), sia un argomento di fatto impronunciabile, un oggetto sempre più astratto, indescrivibile ed intoccabile, un tabu e un totem allo stesso tempo; che di fatto sia divenuto una specie di divinità sul cui altare viene sacrificata la memoria di qualunque altro evento simile che la storia ci ha tramandato e che, accecandoci con la sua "unicità", distoglie l'attenzione da altri eventi in essere che potrebbero malauguratamente eguagliarlo nelle conseguenze.
Purtuttavia, che questa sua sacralità renda intoccabili ed impronunciabili non solo le vittime ma anche i carnefici, come dimostra lo scandalo che sempre più spesso provoca il ricordare chi compì materialmente l'Olocausto, e quale fu la mentalità a produrne quel tipo particolare di capitalismo, a me pare, questo si, catastrofico.

Mi spiegate che male c'è a dire che sono stati i tedeschi? Cos'è quest'imbarazzo nel ricordare chi fu a pianificare non solo i campi di sterminio ma prima ancora l'Aktion T4, ovvero lo sterminio legalizzato degli imperfetti, fisici e mentali, vera prova generale dell'Endlosung?
Secondo voi il signor Henry Morgenthau jr., teorizzando la necessità di pastoralizzare la Germania per impedirle di ricominciare a fantasticare in futuro di Quarti e Quinti Reich non aveva, pur proponendone una soluzione senz'altro disumana,  inquadrato il problema costituito dal complesso militare-industriale, vero nocciolo della questione tedesca nel novecento?
Perché non si deve dire che è stato un certo modo peculiarmente tedesco di concepire il capitalismo, assieme ad una visione manichea della morale, a degenerare in qualcosa di mostruoso come il lavoro gratuito e schiavistico di cui sopra, per non parlare delle cavie umane a disposizione dell'industria farmaceutica? I "vogliate cortesemente inviarci n° 10 donne" sono scritti nei verbali di Norimberga, per chi ha voglia di trovare questa ed altre testimonianze. Perché non dire che nel profiling del tipico criminale nazista si ritrovano la pedagogia nera luterana e un'idea mercantilista dei rapporti economici?

Come ha scritto oggi Vladimiro Giacché: "Negare il rapporto tra il capitalismo tedesco e il nazismo (campi di sterminio inclusi) è una delle peggiori forme di negazionismo". Proprio Giacchè ci ha raccontato come quel mercantilismo sia stato capace di divorare perfino i suoi figli, in occasione dell'Anschluss della RDT nel 1990. Ed era lo stesso mercantilismo teorizzato nel Septemberprogramm del 1914, passando per il Piano Funk degli anni '30 e terminando, per ora e che vi piaccia o meno, con i vari trattati capestro che regolano l'Eurozona secondo gli interessi economici della Germania e che suddividono nuovamente l'Europa in paesi di serie A e paesi di serie B. Questi ultimi ancora una volta da depredare, questa volta con il ricatto del debito. Il veleno delle vite indegne di essere vissute si è diluito fino agli apparentemente bonari "compiti a casa" ma la sostanza è rimasta pericolosamente la stessa.

Stiamo parlando di evidenze storiche, eppure è bastato questo post di Alberto Bagnaiche ammoniva a riconoscere i segnali del ripetersi di antiche catastrofi, e la relativa discussione sui social, per scatenare le orde dei nefasti germanofili a prescindere nostrani, le cui madri, fin dai tempi della buonanima, sono sempre incinte.
Costoro sono pronti a correggerti e a bacchettarti dicendo che il vero male allora come oggi non furono i tedeschi ma gli inglesi e soprattutto gli americani. Anzi, gli amerikani. Che Hitler non fu altro che la longa manus di Wall Street. Insomma, le larghe intese tra il "Dio stramaledica gli inglesi" e lo "Yankees go home".
Sono essi adoratori degli aspetti più deteriori del carattere tedesco, quelli che lo rendono potenzialmente sociopatico quando il ricorrente tedesco o tedesca di frontiera si trova in mano il cerino per incendiare l'Europa, naturalmente,  non certo di Hegel, Kant, Bach o Beethoven. Ammiratori sfegatati di quel carattere rigoroso, autodisciplinante e francamente spietato, purché venga applicato preferibilmente ad altri popoli, quelli destinati ad essere sempre i terroni di qualcuno ma ancor più degli altri. Coloro che questi germanofili hanno imparato a considerare inferiori su commissione, secondo il consumato schema della pseudospeciazione. Non c'è bisogno che aggiunga che i germanofili più accaniti, nowadays, sono i piddini.

Non giriamoci tanto intorno, ciò che ha dato fastidio del post di Bagnai è stato quell'eretico e dolciniano accostamento della "catastrofe" con la Grecia di oggi che ha fatto scattare un doppio allarme: la lesa unicità e la necessità di negare psicoticamente il fatto incontrovertibile che la Germania ci sta riprovando, con altri mezzi, senza i lager, ma con tutta la convinzione possibile di stare facendo la cosa giusta, a dominare l'Europa.

Non parlo il greco ma in un discorso tenuto da Alexis Tsipras l'altro giorno mentre si riferiva alla tragedia del suo popolo, ho riconosciuto il suono della parola καταστροϕή, catastrofe. Infatti questa è l'epoca dell'economia delle catastrofi, applicata secondo ricette ormai collaudate su un popolo dopo l'altro da quarant'anni a questa parte. Per la verità non solo dalla Germania, ma che in Germania trova una tanto insopportabile quanto assurda giustificazione nella pretesa differenza in senso morale tra i popoli. E' un fatto, ma quando la shock economy incontra il rigore luterano, i popoli mediterranei sono popoli morti.
Si comincia con il suddividere il mondo in creditori e debitori, in virtuosi e corrotti, o parassiti, come li definisce il noto omanista Scacciavillani. Poi, quando magari si riesce a far ripagare il proprio incauto credito a terzi fessi, pescandoli sempre tra gli inferiori, si convincono pure questi ultimi di essere per ciò stati ammessi nel club esclusivo dei creditori, così da  acquisire devoti maggiordomi per la vita.
Non li sentite i VisiGozi in televisione lamentarsi che "se la Grecia ristruttura il debito ci rimettiamo noi italiani"? L'identificazione non è più solo con l'aggressore ma con il creditore.

Se temiamo similitudini tra lo sfruttamento del lavoro salariato delle famigerate "riforme" da implementare in tutto il continente su diktat tedesco (ma chi ha letto una trentina di anni fa "Faccia da turco" non vi trova niente di nuovo) e quel "lavoro gratuito" nazista da offrire alle industrie private è perché, se avete letto la citazione all'inizio avrete riconosciuto tanti brand famosi, colossi industriali tutt'ora in piena attività. Il fatto che non siano stati spazzati via con ignominia dalla storia assieme alle SS, fu perché solo in minima parte Norimberga sentenziò su di loro, e dimostra che quel complesso militare-industriale colpevole dello sfruttamento di milioni di persone, è rimasto pressoché impunito e lasciato in grado di nuocere ancora. Lo ha fatto in seguito con la Germania Est, lo sta facendo con i paesi della periferia dell'eurozona.

Il carattere criminale del tipo di capitalismo che oggi domina il mondo attraverso l'impero globalizzato a guida delle élite sovranazionali, che è anche figlio del mercantilismo e fu esaltato nel sistema concentrazionario nazista, è stato regolarmente negletto e tenuto nascosto alle coscienze dalla preponderanza, nel dibattito storico, dell'Olocausto. Finché non sarà stato completamente analizzato e messo in luce, senza paura di offendere qualcuno, non potremo riconoscere chi ne sta implementando un tipo nuovo e potenzialmente ancor più genocidario e non potremo quindi liberarci delle sue metastasi presenti e future.






domenica 25 gennaio 2015

De #verybello gallico. La leggera contraddizione di Ventotene



Adoro quando un commento ad un post funge da catalizzatore per il post successivo e la reazione alchemica conduce all'ennesima accensione di luce nella coscienza. Mi piace quando lavoriamo in equipe e ringrazio quindi LucaF per avermi lasciato questa perla machiavellica sulla quale meditare durante il mio mordi e fuggi fiorentino. Ah, cosa mi hanno sussurrato le anime per quelle vie intrise di sapienza suggerendo gli indizi da far cogliere ai miei occhi. Come la targa qui sopra in Piazza Pitti. Non fate strane associazioni mentali tra Pitti, Pittibimbo e bimbominkia. Il principe Myshkin del romanzo era, nelle intenzioni dell'autore, non un idiota, utile o meno, ma l'incarnazione di un uomo assolutamente buono, talmente idiota appunto dal credere nella bontà dell'Uomo.

Ed eccoci quindi a Machiavelli:
"Della potenzia dell’Alamagna alcuno non debbe dubitare, perchè abbonda di uomini, di ricchezze e di armi. E quanto alle ricchezze, non vi è comunità che non abbia avanzo di danari in pubblico [...] vivono come poveri, non edificono, non vestono e non hanno masseritie in casa; e basta loro abundare di pane, di carne e avere una stufa dove refugire il fredo; e chi non ha dell’altre cose, fa sanza esse e non le cerca. [...] Et per questi loro costumi ne resulta che non esce danari del paese loro, sendo contenti a quello che il loro paese produce. Et nel loro paese sempre entra ed è portato danari da chi vuole delle loro robe, lavorate manualmente: di che quasi condiscono tutta la Italia. Et è tanto magiore il guadagno che fanno, quanto il forte che perviene loro nelle mani è delle facture e opere di mano, con poco capitale loro d’altre robe. Et così si godono questa loro roza vita e libertà."
(Niccolò Machiavelli, "Ritratto delle cose della Magna" 1512)

Da Machiavelli a Gumpel, alle trasmissioni di cosiddetto approfondimento come #canottoemezzo che invitano il giornalista greco alla vigilia delle elezioni politiche solo per poterlo far assistere in diretta ai crucchi che ridacchiano all'esibizione del piddino del ventriloquo che recita il rosario delle parole d'ordine come: "La Grecia ha vissuto al di sopra dei propri mezzi". Gumpel che, quando parla di Grecia, invoca un ulteriore haircut (a favore delle banche del suo paese, en passant) perché "i greci sono evasori fiscali che si portano i soldi in Svizzera". Questo mentre le industrie farmaceutiche tedesche bloccano le esportazioni dei farmaci chemioterapici in Grecia perché i greci, strozzati dalle banche tedesche, non possono più pagarli. 
Stiano sereni Udo, Dietlinde e i discendenti del glorioso complesso chimico industriale che annoverò tra le sue eccellenze la I.G. Farben. Stasera in Grecia entra ufficialmente in Atene il cavallo di Troika e Priamo avrà avuto la sua vendetta postuma.

Ci sono tanti principi Myshkin che credono ancora nella bontà del progetto europeo e soprattutto nel suo afflato liberale. In questo caso vorrei riportare qualche citazione dal  "Manifesto di Ventotene", che ho avuto casualmente l'occasione di rileggere stamattina.
"La sovranità assoluta degli stati nazionali ha portato alla volontà di dominio sugli altri..."[...]
Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani."
Il loro ragionamento, se non sbaglio, è: "Siccome la sovranità nazionale ha portato al nazionalismo, eliminiamo la sovranità nazionale. Il patriottismo è sempre reazionario, il patriottismo porta sempre alla guerra, quindi eliminiamo la patria." 
Non ricorda la drasticità di colui che se lo tagliò per far dispetto alla moglie?  
Tralasciando il fatto che non tutti gli stati sovrani, perfino tra quelli europei, hanno avuto derive nazionalistiche predatorie nei confronti dei vicini mentre altri lo sono stati in maniera seriale nel corso della storia, e questo in quanto il nazionalismo è piuttosto un'eccezione ed una perversione del sentimento di identità nazionale, - che è altra cosa - piuttosto che la regola. 
Inoltre, se il nazionalismo è il male e il discorso di Ventotene è ancora valido, se non è valido solo sul territorio europeo, perché allora nessuno censura Israele, stato costituito recentissimamente per il metro della storia, che persegue un feroce nazionalismo predatorio nei confronti dei coinquilini palestinesi, per giunta ergendosi ad unico rappresentante del popolo ebraico diasporico che solamente in parte si riconosce in esso? 

Ancora dal "Manifesto":
"[...] E quando, superando l'orizzonte del vecchio continente, si abbracci in una visione d'insieme tutti i popoli che costituiscono l'umanità, bisogna pur riconoscere che la federazione europea è l'unica garanzia concepibile che i rapporti con i popoli asiatici [aa Cinaaaa! ndr] ed americani possono svolgersi su una base di pacifica cooperazione, in attesa di un più lontano avvenire, in cui diventi possibile l'unità politica dell'intero globo."
Un unico governo mondiale? Uhm, e perché non galattico?


Ma soprattutto:

"La linea di divisione tra partiti progressisti e partiti reazionari cade perciò ormai, non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa coloro che concepiscono, come campo centrale della lotta quello antico, cioè la conquista e le forme del potere politico nazionale, e che faranno, sia pure involontariamente il gioco delle forze reazionarie, lasciando che la lava incandescente delle passioni popolari torni a solidificarsi nel vecchio stampo e che risorgano le vecchie assurdità, e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopreranno in primissima linea come strumento per realizzare l'unità internazionale.
Con la propaganda e con l'azione, cercando di stabilire in tutti i modi accordi e legami tra i movimenti simili che nei vari paesi si vanno certamente formando, occorre fin d'ora gettare le fondamenta di un movimento che sappia mobilitare tutte le forze per far sorgere il nuovo organismo, che sarà la creazione più grandiosa e più innovatrice sorta da secoli in Europa; per costituire un largo stato federale, il quale disponga di una forza armata europea al posto degli eserciti nazionali, spezzi decisamente le autarchie economiche, spina dorsale dei regimi totalitari, abbia gli organi e i mezzi sufficienti per fare eseguire nei singoli stati federali le sue deliberazioni, dirette a mantener un ordine comune, pur lasciando agli stati stessi l'autonomia che consenta una plastica articolazione e lo sviluppo della vita politica secondo le peculiari caratteristiche dei vari popoli." (Manifesto di Ventotene, A. Spinelli et al. 1944)

Ora, se i padri fondatori me lo permettono. Non vi è contraddizione tra il parlare di abolizione degli stati nazionali da una parte (perché potenzialmente guerrafondai) e di federazione di stati (che quindi continuerebbero ad esistere) dall'altra, di abolizione della sovranità nazionale mantenendo però l'autonomia di delibera?
Non è piuttosto un impero, quello che Spinelli sta descrivendo? 
Se gli stati nazionali produssero il nazionalismo totalitario, perché mai uno stato sovranazionale e mondiale non dovrebbe produrre un sovranazionalismo totalitario? Cosa e chi potrebbe impedirglielo?

Nella terza parte, intitolata "I compiti del dopoguerra - La riforma della società", Spinelli e compagni scrivono: 
"La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa, caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio."
A voi non pare un po' strano che le élite mondiali vadano in solluchero davanti a questo proclama chiaramente liberticida, visto che la proprietà privata a volte è perfino frutto del proprio lavoro, come il sentimento patriottico a volte è perfino l'espressione dell'amore verso i propri simili?
Non è fantastico che proprio quelle forze reazionarie che i ventotenisti temevano stiano effettivamente vincendo, senza ricorrere al bieco nazionalismo ma sfruttando proprio l'internazionalismo da loro auspicato e portando un attacco senza precedenti alle classi medie, versione moderna delle antiche borghesie produttive, il cui benessere era venuto allargandosi anche alle classi subalterne salariate?

State sereni. Ora capite perché Tsipras, il cocco della figlia di Spinelli, dopo che la Troika ha proletarizzato grazie al reazionario Samaras il popolo greco, darà il colpo di grazia alla sua borghesia attraverso le patrimoniali che piacciono tanto alla sinistra che già squirta al pensiero di Syriza al governo. Quella borghesia che è l'unica forza, in quanto intrinsecamente e storicamente rivoluzionaria, che può opporsi al grande impero mondiale. Sento come un cerchio chiudersi.



venerdì 23 gennaio 2015

La porti un piacione a Firenze

Quanti bischeri vedete voi?

L'ultima volta che un tedesco di frontiera decisivo per le sorti continentali visitò Firenze, il mio povero babbo frequentava da studente l'Accademia di Belle Arti. Amava raccontarmi spesso un episodio al quale assistette e che gli era sempre rimasto impresso nella memoria. Le vetrine dei negozi erano addobbate per l'occasione con bandiere e coccarde e un tripudio di retorica. Tuttavia, una nota pasticceria del centro fu visitata dalla polizia perché, proprio sotto al ritratto dei due duci, qualcuno aveva piazzato, non si sa se volontariamente o no, un'imbarazzante scatola di latta contenente i prodotti della nota ditta Lazzaroni.

“Mi tranquillizza molto quello che viene fatto in Italia, soprattutto per quanto riguarda l’occupazione“. L' agenda di riforma del governo Renzi è un percorso molto ambizioso e lungo e si fa non perché lo dice Bruxelles [infatti è Berlino che lo dice, ndr], ma perché dà sicurezza alla gente, speranza ai giovani e crea lavoro. Ci sono resistenze, ma auguro a te (Renzi) successo, sono sicura che le riforme creeranno lavoro, sia il Jobs Act, sia la riforma della Pubblica amministrazione. Gli imprenditori tedeschi con cui ho parlato sono ottimisti, vogliono rimanere in Italia e investire.” “Non ho dubbi che quello che Renzi ha proposto venga attuato e anche con una velocità impressionante”. “Italia e Germania hanno le stesse idee su un’Europa unita”. (fonte: Fatto Quotidiano)
Velocità impressionante, il turbo. Il famoso turbocapitalismo di infausta memoria che ora piace tanto alla sinistra wannabe élite. Ecco perché uno ripensa al 1938. Perché quando la finta e pelosissima amicizia tedesca si allinea astralmente ad un'eccessiva sudditanza italiana, ciò prelude ad immani cataclismi. Non solo il turbocapitalismo ma il caro vecchio mercantilismo tedesco unleashed. Quanto si preoccupa la Merkel ci ciò che facciamo o non facciamo. Come se gliene venisse in tasca qualcosa, vero?
Notate come Angela abbia parlato di imprenditori tedeschi e non europei. Vogliono investire. Investire o acquisire asset a prezzo di saldo? 


"Vede, oltre all'argenteria e all'oro, noi volendo s'ha tanti bei quadri."
Se siamo solo dei malfidati infami a fare l'associazione con altre passate passeggiate fiorentine dei conquistadores tedeschi, e ci fanno paura le loro navi all'orizzonte, perché oggi Schauble ha tenuto a fare la parte del nazista con le sue sparate sulla Grecia?  Su un paese fino a prova contraria ancora sovrano e non un Land tedesco dell'Est - di quelli da lui tanto vezzeggiati in passato, per giunta alla vigilia di una delicata tornata elettorale? 
Dovrebbe ricordare, il Signor Schauble, che quando dice che la Germania "ha fatto molto per aiutare la Grecia", sta parlando dei nostri soldi, estorti attraverso i fondi salvastati ed utilizzati per permettere alle banche tedesche di rientrare dall'incauto credito contratto a suo tempo con i greci. Non conta che quella di Stranamore sia la pantomima di qualcuno che sa benissimo che Tsipras non avrà le palle per toccare mai l'euro ma il messaggio, per giunta menzognero, è inequivocabilmente quello di chi parla da padrone dell'Europa.

E ancora, perché quel nazistello del presidente della BUBA ha parlato di QE che potrebbe frenare le riforme soprattutto (guarda caso) in Italia e Francia? Che poi, scusate, è il colmo che Mario Draghi, in tutta questa faccenda, passi per il poliziotto buono! Perché non penserete mica che domani potrete andare al bar e godervi il cappuccino con il bombolone gratis perché Mario ha lasciato la colazione pagata per tutti? Lo sapete che il bar nel frattempo ha chiuso, vero?
E' chiaro quindi cosa sono le riforme per i tedeschi? Che l'Europa per loro è solo un mezzo e non il fine? Qualcuno ricorda che l'Europa fu fatta per evitare che la Germania prendesse di nuovo il comando del continente? Non è che li odiamo, sono loro a disegnarsi così.

Il neologismo di oggi: ottusangela

Ma non ci hai parlato di Renzi e della sua rentrée a Firenze a far da chaperon alla cancelliera! Ah si, lo scolaretto che ogni volta porta il quaderno a Maestra Angela con i compiti fatti?  Vedete, a me Renzi non fa nemmeno più rabbia. Citerò, parafrasandolo, Karl Krauss: "Quando penso a Renzi, non mi viene in mente niente."

giovedì 22 gennaio 2015

French Sniper



Se avete assistito al faccia a faccia a "Di martedì" tra Massimo D'Alema e Marine Le Pen sapete già chi lo ha vinto senza partita. Se non lo avete visto, giudicate voi. Mentre guardavo la leader del Front National menare abbestia l'eterno quirinabile (ma da ieri...) con l'infallibile forza della verità autoevidente dei fatti, pensavo a quanto sarebbe stato bello vederla riservare lo stesso trattamento al boy scout. Non credo avremo presto questa gioia ma non disperiamo. Intanto, Marine, merci pour ce moment.
Ho avuto anche la leggerissima impressione che D'Alema sia stato mandato al massacro (anche se lui sarà senz'altro convinto di aver stracciato la Le Pen, mi dicono e ci credo). Offerto in sacrificio ad un pubblico che in studio ha finito per applaudire più sonoramente le risposte di Marine delle sue e a casa ha avuto l'impressione sgradevolissima di ascoltare un Grima Vermilinguo. Non so, forse una sottile vendetta per quei famosi 101 cecchini? Vediamo chi sarà il prossimo presidente della Repubblica. Chi di cecchino ferisce, di cecchino perisce. Ieri sera intanto la French Sniper ne ha fatti fuori due con un colpo solo: lui e la Pinotti con "gli amichetti marocchini" della figlia usati come scudi umani.

Tornando al dibattito, chiunque conosca i motivi profondi della crisi concorderà con me che abbiamo assistito allo spettacolo indegno dell'ennesimo atto di sottomissione dell'entità proteiforme chiamata sinistra ai suoi innominati padroni, attraverso la recita del rosario delle verità assolute dal catechismo del Nuovo Ordine Mondiale.
Soprattutto credo che D'Alema ieri sera abbia battuto il record della percezione di falsità di un politico durante un confronto televisivo con un avversario. Era talmente invischiato nel frame di pensiero unico preconfezionato fatto di slogan, dal quale emanava solo menzogna, distacco (neo)aristocratico dal proprio popolo, assieme all'odiosetta supponenza di chi si sente ontologicamente superiore perfino a sé stesso, che ad un certo punto si è verificato implacabile l'effetto Nixon 1960. Marine ha potuto quindi sezionarlo come voleva e metterlo sotto formalina prima di consegnarlo al museo di storia naturale, sezione reperti teratologici. Toh, guarda, una sinistra con due teste e senza palle.

Alla domanda introduttiva sull'euro, D'Alema ha esordito con: "Vorrei rivolgermi ai cittadini italiani", guardando nella telecamera più per rassicurare i suoi referenti della propria fedeltà, ma i cittadini italiani purtroppo si sono resi conto delle enormità che proferiva, a cominciare da quel clamoroso "se i risparmi degli italiani fossero stati in lire ora sarebbero dimezzati e i prestiti in lire avrebbero tassi altissimi". E perché? Perché se guardano ai loro risparmi li vedono già dimezzati e i prestiti non li vedono proprio.
Ha ripetuto non si sa quante volte che la causa dei nostri mali "non è l'euro", "non è l'euro", "non è l'euro, non c'è il minimo dubbio", come un mantra, tanto da farsi riprendere da Madame Le Pen con la giusta osservazione che "lei difende l'euro religiosamente, l'euro è diventato una religione". Una religione, un feticcio, l'unico anello. 
Ha dato la colpa della recessione a non ben identificate politiche conservatrici ed al capitalismo finanziario selvaggio  - oltretutto nei giorni in cui il governo a cui appartiene vuole eliminare il voto capitario nelle maggiori banche popolari italiane e costringerle a diventare società per azioni, per magari farle fagocitare da grandi gruppi finanziari internazionali e dare ancora una bottarella al sistema creditizio italiano.
Le politiche conservatrici ovviamente per lui sono i nazionalismi, gli stati nazionali che ancora resistono nonostante la globalizzazione e che, riferendosi a quelli europei, senza l'Europa non conterebbero nulla. Stava parlando anche del suo paese, lo ricordo. Del vostro paese. Governi nazionali che sono i responsabili dell'austerità perché si oppongono al più Europa ed alla cessione di sovranità, ma per fortuna che in Grecia vincerà la Sinistra così vedranno. Grecia che gli provoca per altro un fastidioso prurito intimo e un'espressione scocciata, quando Le Pen la cita ad esempio di disastro provocato dall'austerità shockeconomica europea.
Non è mancata la solita pace che l'Europa avrebbe garantito per settant'anni, l'assenza delle frontiere come grande conquista di civiltà. Come ha commentato qualcuno su Twitter: "Abbiamo distrutto le economie continentali per poter viaggiare senza passaporto". Per non parlare del rinfaccio alla Francia del colonialismo. 
Quando Floris l'ha buttata sul migrante, credendo di riuscire a portare Marine sul terreno del razzismo (riguardarsi la situazione Parenzo, per capire con chi abbiamo a che fare, poveri giucchi illusi), D'Alema ha potuto ergersi ad aedo della Paneuropa, a propugnatore del meticciato kalergico che, riempiendo di giovani africani il continente, ovvierà al calo delle nascite, ONU docet. Quando Marine ha suggerito, come avrebbe fatto chiunque di noi, di far invece aumentare la natalità dei nostri, lo sciagurato rispose: "Ah, come Mussolini!" Peccato che abbiamo tutti capito chi era ieri sera il vero reazionario.

La cosa più involontariamente comica e cosmicamente contraddittoria detta però da D'Alema è stata quando, volendo portare un esempio di perfetta società meticcia da contrapporre al bieco nazionalismo, ha nominato gli Stati Uniti d'America. Stati Uniti che sono forse il paese più nazionalista e patriottico al mondo, nel bene e nel male, e i cui abitanti, se D'Alema fosse un politico americano, ascoltandone la perorazione in favore del Re di Prussia, lo considererebbero un traditore da assicurare subito alle federali galere, se non addirittura un terrorista da inviare a Guantanamo.
Sarà stata la precisione micidiale di Marine Le Pen nell'impallinare D'Alema centrandolo con micidiali colpi di buon senso ad ogni pull - esemplare quando gli ha detto: "Ma uno come lei perché fa politica se tutto ciò che racconta è così inevitabile?" - o forse l'accenno agli Stati Uniti ma mi è venuto in mente "American Sniper", che ho giusto visto domenica scorsa.
Immagino che D'Alema non si riferisse a quegli Stati Uniti, a quel senso di patriottismo dell'americano medio,  nel caso del navy seal texano di Eastwood fiducioso fino alla coglioneria nella bontà delle guerre scatenate dal proprio governo. Patriottismo che per noi è quasi inconcepibile e nel quale facciamo fatica ad immedesimarci, per non parlare del  senso di appartenenza e dell'istinto di protezione verso i propri simili.
Per noi è difficile capire il patriottismo perché siamo stati allenati a disconoscere e disprezzare come fascista qualsiasi valore identitario, a sputare sul concetto di patria per adorare invece uno straccio stellato alieno e una moneta senza senso,  in nome dell'indifferenziazione internazionalista che alla fine rischia di consegnare le classi subalterne in catene ad una definitiva subalternità, in nome dell'uguaglianza verso il basso voluta dall'alto. Gli scherani che usurpano il termine di progressisti ci dicono che non bisogna amare i nostri simili o cercare di difenderci dall'ineluttabile e ormai abbiamo capito che lo dicono solo per difendere i loro mandanti dalle nostre eventuali ghigliottine. D'Alema non ci difenderà di certo dall'ineluttabile dittatura del capitale senza frontiere e ce lo sta dicendo chiaramente. Pare addirittura vantarsene. Grazie a Marine Le Pen che è riuscita a far spurgare tutto il peggio da questo comunista neoaristocratico in pochi indimenticabili minuti.
Farci sentire in colpa per il fatto di amare la propria gente e il proprio paese. E' una cosa che non perdonerò mai a questa sinistra infame e traditrice.


lunedì 19 gennaio 2015

Greta e Vanessa, cappuccette rosse nella tana del lupo


Avercela con Greta e Vanessa? Con due ventenni convinte, come quasi tutti i ventenni, di poter cambiare il mondo? No, e perché mai, cattivoni che non siete altro? Io ce l'ho con la Santa Inquisizione buonista che pensa di raccontarci, invece di un romanzo di guerra e spionaggio, la favola zuccherosa delle cappuccette rosse e vorrebbe pure farci il sugarboarding quando non riusciamo proprio, nemmeno a sforzarcisi, a crederla e a mandarla giù.
Dice: ma siete dei malfidati perché, come scrive l'iperglicemico Saviano: "Greta e Vanessa non erano e non sono dalla parte dei terroristi, ma dalla parte del pane." O, peggio ancora: "L'Italia è un Paese che esporta soprattutto solidarietà". Si Roberto, ammamma, e pure 2,7 miliardi di eurazzi in armamenti. Siamo il primo fornitore UE di Israele per 470 milioni ma tu continua pure a fare lo zucchero filato. Stevm scarz. Anzi, se è come dici tu, facciamo meglio, mettiamo su Repubblica un annuncio impossibile: "Cercasi volonterose Gretevanesse per portare il pane ai bambini greci affamati dalla Troika." O ai civili del Donbass bombardati dai nazisti paneuropei. Tanto per variare un poco il target della bontà.

Noi santommasi non ce l'abbiamo con le eroine pucciose e cicciuose sempre abbracciate in favore di fotocamera, anche se quel termine "cooperanti" che non si capisce bene cosa voglia dire e che purtroppo fa pensare a vecchi e vergognosi scandali sulla cooperazione italiana di tanti anni fa, ci provoca un certo reflusso gastrico e non si capisce perché come appellativo dovrebbe essere meno antipatico di "marò". Ma i marò sono fasci e bruttassassini, scrivono le erinni del boldrinismo cicciuoso a mezzo stampa, lamentando l'inaudita violenza sessista scatenatasi in Rete contro le fanciulle. Chiedere scusa? A chi? Ma ripigliatevi.

Vi spiego un trucco della comunicazione, una cosa che ha a che fare con il coso australiano, il boomerang. Quando la cosa che si vuol far credere al parco buoi è troppo melensa, cicciuosa appunto, e soprattutto suona falsa e costruita ad arte per gabbare, per giunta propalata da persone che non hanno un minimo di credibilità ma che sbandierano oltretutto un vomitevole autoeccezionalismo, perfino nei bovini la reazione è il rigetto, l'antipatia a pelle, la rottura di palle, il muggito, la raspata di zoccoli e l'afammocc.

Siccome in questi casi di rapimenti di occidentali in teatri di guerra pare si paghi sempre, con denaro o contropartite di vario genere, bastava dirlo e non pretendere, con l'espressione di Gentiloni, di farci credere il contrario. Signori, abbiamo pagato per salvare due ragazze che erano in pericolo, perché avevamo a che fare con gente che, se avesse voluto, si sarebbe potuto prendere lo stesso il souvenir delle loro belle testoline. Avrei voluto vedere qualcuno osare contestare un argomento del genere, con il precedente di Baldoni e di Quattrocchi.
Invece no, zucchero caramellato a tonnellate a cercar di coprire la cacca della nostra partecipazione all'ennesima guerra di conquista imperiale, della quale vorremmo solo cercare di capire quale doppio, triplo o quadruplo gioco stiamo giocando, come al solito. Possibilmente senza scivolare sull'unica sciropposa ed indiscutibile versione dei fatti  che i media ci propinano facendosi scudo delle due bimbe un po' troppo intortellate dopo i duri mesi di prigionia.

Se lo chiedono in molti cosa è successo davvero, perché le due ragazze erano là, chi le ha fatte entrare, se l'ambasciata sapeva, chi sono i loro compagnucci ribelli, chi le ha rapite, chi le ha rilasciate e a quale prezzo. Anche i carabinieri se lo chiedono. Odiosi sessisti e persecutori di innocenti fanciulle pure loro?



sabato 17 gennaio 2015

Franco forte vs. Francoforte. Ovvero, gli effetti allucinogeni del Chrüterchraft


A leggere i giornali, in Svizzera deve essere accaduto uno spiacevolissimo incidente chimico. Nelle innocenti caramelle balsamiche, al posto del misterioso  "Chrüterchraft", deve esserci finita  la vecchia LSD, visto che la Svizzera, da un giorno all'altro, ha mollato l'euro al suo triste destino, sganciandosene mentre stava rischiando di precipitare nell'abisso assieme a lui. Una cosa folle, che solo persone in preda alle allucinazioni potevano compiere. Una tragedia. Infatti stanno ancora studiando come dirlo con delicatezza alla marmotta che incarta la cioccolata.

Torno seria, anche se è difficile, leggendo delle code agli sportelli a Como Brogeda e dell'aumento delle tariffe delle mignotte
Specifichiamo, perché qualcuno potrebbe capire lucciole per lanterne, che la Svizzera non è uscita dall'euro, ripeto LA SVIZZERA NON E' USCITA DALL'EURO, ma tuttavia questa era un'esercitazione. La Svizzera non è mai entrata nell'euro, ma era stata costretta paradossalmente  a difendersene. Ovvero a difendersi da quel cancro che è il vincolismo, l'unione artificiale ed artificiosa tra economie diverse al servizio della shock economy, di cui l'euro è attualmente il sicario in terra europea. Vincolismo che è capace, come ormai ha capito perfino Confindustria ma non la sinistra, di mettere in pericolo l'intero sistema economico e finanziario a livello planetario.

Chissà perché quando ce n'è bisogno e quando non fa comodo a qualcuno che si trovi, il rasoio di Occam non si trova mai. Perché la spiegazione di ciò che è accaduto è semplice. 
La Banca centrale Svizzera ha deciso autonomamente - e potendolo fare in quanto libera di prendere qualsiasi decisione ritenga opportuna per il proprio bene e per quello della Confederazione - di saltare da un treno lanciato a bomba contro la giustizia e la logica del mercato, rompendosi le gambe e le clavicole ma evitando di lasciarci tutte le penne. 
Perché lo ha fatto? Perché se la tua valuta è molto richiesta - e il franco, che è sempre stato un tradizionale bene rifugio, lo è diventato ancor di più dal 2008 in poi - il suo prezzo deve aumentare, e quindi non puoi tirarti appresso un cadavere che comincia a puzzare come quello dell'euro che sta perdendo valore e tutto il vantaggio che aveva accumulato sul dollaro, mostrando ogni giorno di più il suo vero volto, quello di un golem di fango che va sgretolandosi. 
D'altra parte, una valuta troppo forte, oltretutto gonfiata da una vera e propria bolla speculativa, penalizza le esportazioni ovvero rende i tuoi prodotti più cari da vendere all'estero - mentre sul mercato interno i prezzi rimangono invariati - e quindi la BNS, per proteggere le esportazioni delle aziende svizzere, aveva stabilito un tetto oltre al quale un franco non avrebbe dovuto essere cambiato a più di 0.80 euro. Inoltre, per mantenere la stabilità del cambio, la Banca Centrale era stata costretta ad imbottirsi di dollari ed euro, non potendo certo accettare franchi in cambio di franchi. Secondo voi, a parte i bigliettoni verdi, non essere contenti di avere la pancia piena di euro cosa può significare? Forse che l'euro da un giorno all'altro potrebbe saltare o scindersi in due monconi dai quali non si sa se nasceranno altri due mostriciattoli o creperà per sempre?
Senza contare che il fin troppo annunciato QE di Draghi potrebbe significare un ulteriore deprezzamento dell'euro.
Riassumendo in un solo concetto: la Svizzera ha deciso di tornare alla tradizione della libertà di cambio, in pratica di "lasciar fare ai mercati" e di poter vedere ristabilito, dopo le inevitabili scosse di assestamento, il giusto valore della propria valuta. Se è vero che il valore di una moneta è espressione dei fondamentali di un paese, dopo un iniziale rivalutazione, il franco dovrebbe tornare ai livelli precedenti l'aggancio forzoso con l'euro.
Queste non sono passeggiate al chiaro di luna, sono decisioni che causano problemi, sofferenze e perdite ma ciò dovrebbe far capire ancora una volta come con certe leggi dell'economia sarebbe meglio non scherzare e pensarci non una ma due volte prima di fare gli stronzi con le monete uniche e i vincolismi.

Ovviamente, io ve l'ho raccontata da beata, ma se volete capire meglio cosa è successo, le spiegazioni tecniche e ben più competenti della decisione svizzera le trovate qui, qui, quiquo e qua

Ora però torniamo al nuovo soma ovvero al Chrüterchraft ed aprendo un wormhole in questo ipertesto proiettiamoci nell'universo parallelo dove il mercato si autoregola ma non rispetta le sue leggi, la rigidità del cambio è espressione della rigidità di pensiero, la Confindustria scopre oggi che la Germania ha abbassato il benessere dell'Eurozona e questo articolo de "la Stampa" è stato scritto dal caporedattore finanziario del Wall Street Journal.  

Un Wikiquote massivo ad honorem è doveroso.
"Fino a questa settimana la Svizzera era nota per la cioccolata, gli orologi e i segreti bancari. Ma da giovedì, la confederazione elvetica è diventata famosa per aver innescato una reazione a catena che sta avendo gravi conseguenze per economie, investitori e risparmiatori." 
"la decisione di Thomas Jordan, il capo riservato e un po’ grigio della Schweizerische Nationalbank aveva la caratteristica che i mercati più aborrono: la sorpresa. L’effetto è stato immediato: il franco è salito di quasi il 30% nei confronti dell’euro nell’arco di pochi minuti – un’ascesa così violenta (le monete raramente si muovono più dell’1% al giorno) che non ha permesso a banche e investitori di proteggersi e ha scatenato un putiferio nei mercati internazionali. Quando si toglie un pavimento, l’edificio traballa.
"Nessuno e dico nessuno, si aspettava che gli svizzeri si muovessero in questo momento e senza preavviso. Non i mercati, non le banche e non certo i piccoli risparmiatori che scommettono sulle monete come alternativa alla borsa. Persino una delle banche svizzere storiche, la Julius Baer, ha dovuto interrompere il proprio consiglio di amministrazione per controllare che la notizia non fosse uno scherzo." 
"Ci sono già state delle vittime. Giovedì notte, la società americana Fxcm, uno dei più grandi broker di monete per piccoli investitori, ha ammesso di aver perso 225 milioni di dollari e di non essere in grado di continuare a operare senza nuovi capitali. Piccoli brokers in Gran Bretagna e Nuova Zelanda sono andati in bancarotta. Altri li seguiranno. [...] Per ora, si tratta solo di congetture, pensieri ansiosi e paranoici di traders che non hanno dormito molto nelle ultime 48 ore. Ma le memorie di Lehman Brothers e Aig sono ancora molto vive nella psiche collettiva di Wall Street. E i più anziani si ricordano ancora di Ltcm, l’hedge fund che crollò negli Anni 90 durante un’altra crisi inaspettata, in quel caso in Russia." 
«Ma che cavolo gli è venuto in mente agli svizzeri?» è stato il commento, non raffinato ma sincero, di un capo di una banca di Wall Street quando gli ho chiesto se avesse una spiegazione. Già, che cosa stavano pensando Thomas Jordan e i suoi quando si sono trasformati nei grandi destabilizzatori dei mercati internazionali? Ai propri interessi e alla propria politica monetaria."  
"C’era una ragione validissima per smettere di tenere il franco legato all’euro: la Banca Centrale Europea sta per lanciare una serie di misure di stimolo che quasi sicuramente indeboliranno la moneta unica. [...]  L’errore, clamoroso, è stato sottovalutare la reazione degli investitori e non pensare che sarebbe stato meglio parlarne con altre banche centrali quali la Bce e la Federal Reserve."
"La Svizzera pagherà un prezzo salato per la brutta sorpresa che ha fatto ai mercati. Una moneta forte distrugge le esportazioni: quella cioccolata e quegli orologi, per non parlare del turismo, oggi costano agli stranieri un terzo di più della settimana scorsa. La banca centrale ha perso credibilità nei confronti dei mercati, che ormai non si fideranno più delle sue parole. E la Bce e la Fed ci penseranno due volte prima di coordinare azioni future con i colleghi svizzeri." 
"Ma le azioni un po’ inconsulte della Svizzera e le convulsioni dei mercati dimostrano la fragilità di un sistema economico-finanziario che non si è ancora completamente ripreso dalle crisi degli ultimi anni. Il fatto che la piccola Svizzera possa creare un incubo così grande vuol dire che nessuno di noi può dormire sonni tranquilli."

Il dottor Guerrera forse ignora che, oltre la cioccolata, gli orologi, il segreto bancario e, aggiungerei, Roger Federer, la Svizzera ha dato all'umanità l'assenzio (inventato nel canton Neuchâtel da un medico francese, Pierre Ordinaire, nel 1792) e la dietilammide-25 dell'acido lisergico (per gli amici LSD), sintetizzata dal Dott. Albert Hofmann nei laboratori della Sandoz di Basilea nel 1938. 
La Confederazione ha cioè un curioso rapporto con le porte della percezione e l'accettazione del rischio del camminare al confine tra sanità e follia.
Che sia il Chrüterchraft?

La pubblicità curiosamente allusiva del misterioso Chrüterchraft. 



venerdì 16 gennaio 2015

Unquirinable



Cosa può capitarci dopo Giorgio Napolitano? Secondo me, se mi permettete il pessimismo, solo qualcosa di peggiore, e non mi riferisco all'ipotesi Berlusconi. 
Questa immagine catturata in un sito di scommesse raffigura proprio le mie peggiori visioni, e mi riferisco a Draghi, Prodi e Monti. 
La Bonino, che a questo punto non sarebbe peggiore di qualsiasi tra le funzionarie piddine e non delle quali si quirinaleggia e i cui nomi gridano vendetta per inquantodonnismo, la vedo come scelta assai cinica, come perfetta presidente di transizione  - costretta a lasciare dopo poco per motivi di salute?, e sostituita proprio da un pezzo da novanta come Draghi. 

Tutto dipenderà se al comando del cacciatorpediniere Italia alla deriva metteranno un ammiraglio, un timoniere o un mozzo. Un membro dell'élite in prima persona, un suo legale rappresentante o un utile idiota di puro arredo, come ce ne sono tanti al Parlamento Europeo, infestato da trombati, stracci umidi, famigli e pupazzi da ventriloquo perfettamente intercambiabili.
In ogni caso, il prescelto sarà comunque, dal nostro punto di vista di italiani, un unquirinable, ovvero qualcuno che continuerà nel solco del predecessore a lavorare per il re di Prussia e per l'imperatore d'Occidente. Ciò sarà inevitabile, soprattutto in vista degli accordi capestro con l'Entità Imperiale, che richiederà assoluta obbedienza ed accondiscendenza da parte dei suoi proconsoli.
Se i pezzi da novanta sono quelli identificati dai bookmakers, la manovalanza degli unquirinables quirinabili è sterminata. Ecco perché si sentono estrarre i nomi da tutto il cucuzzaro consociativista possibile. Sta diventando un gioco: "Anche tu presidente".

Renzi, che mette bocca su tutto, ci mancherebbe, vorrebbe al Quirinale un grande arbitro, non a caso una delle figure meno democratiche che si possano immaginare, in quando è persona investita della capacità insindacabile di decidere del corso di una partita. Un arbitro in senso buono, corretto ed imparziale sarebbe auspicabile, certo, ma l'ipotesi che al colle salga qualcuno in grado di risollevare le sorti del paese, uno in grado di restituire la democrazia, la dignità e la rappresentatività del Parlamento, la sovranità monetaria e nazionale, espellendo i simulatori, annullando i gol irregolari da colpi di mano e interrompendo la partita per impraticabilità di campo, la vedo un'ipotesi meno probabile della nomina a presidente della Repubblica di Pierluigi Collina.



giovedì 15 gennaio 2015

Norman Finkelstein su Charlie Hebdo


Traduco per voi due commenti apparsi sul blog di Norman G. Finkelstein all'indomani della strage di Charlie Hebdo. Non siete obbligati ad essere d'accordo con lui ma solo ad ascoltarlo. Considerate questo come un utile test di manutenzione, un tagliando al pensiero reversibile sempre più atrofizzato di questi tempi. Lo so, è dura come una prova di sopravvivenza. Il relativismo è il male, il pensiero non è multiplo ma unico, mettersi nei panni del nemico è un'atroce bestemmia, queste sono eresie, i muscoli fanno male e le meningi si paralizzano di terrore, ma dovete provarci. La libertà non è gratis.



Norman G. Finkelstein, lunedì 12 gennaio 2015


"All'indomani del massacro di 1000 musulmani in un solo giorno da parte del dittatore egiziano Al Sisi, il Charlie Hebdo uscì con questa copertina (a sinistra): "Il Corano è m***, non ferma le pallottole".

L'immagine di destra che dice: "Charlie Hebdo è m***, non ferma le pallottole", ricade sotto la libertà di espressione o è considerata offensiva dalla parte del mondo amante della libertà?"


Je suis Der Sturmer?

Norman G. Finkelstein, mercoledì 14 gennaio 2015

"Il settimanale nazista Der Sturmer, diretto da Julius Streicher, era noto per le sue oscene caricature antisemite. 

Immaginate se due fratelli ebrei, sconvolti dalla morte e distruzione toccate al popolo ebraico, avessero fatto irruzione nei suoi uffici e ne avessero assassinato i redattori.

Avremmo considerato martiri ed eroi coloro che avevano scelto di deridere le convinzioni profonde di un popolo sofferente e vilipeso; di degradare, sminuire, insultare ed umiliare gli ebrei nel momento della prova più dura, quando il mondo che avevano conosciuto fino a quel momento stava disintegrandoglisi intorno?

Immaginate se un milione di berlinesi si fossero riuniti per piangere i pornografi politici.
Avremmo applaudito questa manifestazione di solidarietà?

Streicher fu condannato a morte dal tribunale di Norimberga.
Non risulta che nell'Occidente illuminato siano stati in molti a piangerlo."



mercoledì 14 gennaio 2015

Cronache di Mordor



Bimbe bomba,  bimbi boia...

Avete visto le bimbe bomba e il bimbo boia?  Io ho visto solo il secondo, in un video assai patinato appoggiatoci molto probabilmente da Langley dove gli spari sono aggiunti in postproduzione ed amplificati con effetti speciali, l'uso delle dissolvenze è molto abile nel suggerire più che mostrare e vi è un uso della fotografia niente affatto dilettantesco, con alcune inquadrature alla Storaro. Il video l'ho visto su YouTube (qui se volete) perché in TV non l'hanno mostrato, con la solita motivazione: immagini troppo forti. "Un video che non vi facciamo vedere ma che potete immaginarvi". Ecco, l'hai detto, fratello. Finalmente conseguita l'immaginazione al potere del sessantotto.
Non importa che ciò che siamo invitati subdolamente ad immaginare di solito risulti essere assai più spaventoso e perturbante di ciò che vedremmo in realtà perché dentro di noi c'è tutto l'orrore possibile elaborato dal nostro lato oscuro e si tratta solo di farlo venire a galla con qualche stimolo cognitivo o chimico. 
Lo scopo di questo mostrare e non mostrare, guardare ma non toccare, è quello di agitare il nostro inconscio senza mescolarlo, alimentare la paura e mantenere lo stato di shock permanente che ci rende schiavi. 
Appena l'effetto inizia a scemare, ricominciano con "c'è un altro video shock ma non ve ne faremo vedere che qualche fermo-immagine". Mostrano sempre di meno. Danno un imput e il resto lo facciamo da soli. Poi basterà solo dire "Video!" e saliveremo a comando. 
Ovviamente il video può esserci o no. Le immagini possono essere vere o essere il frutto di un'abile messinscena. Anche i 2000 morti della Nigeria sono stati finora solo raccontati e, per quanto mi riguarda, esistono quanto le altre migliaia di morti in Ucraina che non sono nemmeno stati raccontati. 
Ciò che passa sui telegiornali ormai deve essere creduto sulla parola, sulla fiducia. Sono le nuove frontiere della fede.
La salvezza può essere solo un feroce ateismo.  Mettetevi al collo la medaglietta di San Tommaso  e riguardatevi "Sesso e Potere".



... e bimbominkia

Ieri si è concluso l'inconcludente semestre europeo a guida italiana. Anche qui immagini forti, che però non ci sono state risparmiate ma mostrate in tutta la loro crudezza. Un altro bimbo boia, spavaldo e con le mani in tasca, prima ha proclamato "Non si guida un semestre pensando all'interesse del proprio paese", poi ha sparato una cazzata a bruciapelo sui suoi connazionali inermi: "Gli italiani si stanno arricchendo."

Corollario:
Mi dicono che su Rainews24 stia passando uno spot istituzionale che invita gli italiani a recarsi alle aste giudiziarie per acquistare "la propria casa dei sogni". Sogno per qualcuno, incubo per altri, come diceva Merlino in Excalibur.

Pedopropaganda 2

Nello spot di "DiMartedì" suLa7 si vedono bambini molto piccoli, anche di quattro anni, interrogati sulla politica e l'attualità. Non manca mai l'accenno a Renzi. I figli della Troika.

Je suis Charlie...Moi non plus

Oggi non ho comperato il Fatto Quotidiano con il Charlie Hebdo postumo. Lo so che su Ebay già lo rivendono a 80 euro ma essendo inguaribilmente snob ho pensato che precipitarsi all'edicola stamattina sarebbe stato un gesto terribilmente volgare. Come salivare. Già che ormai i giornali, almeno dalle mie parti, bisogna prenotarli ed è una cosa che odio. Forse un giorno li stamperanno su ordinazione: 
"Ah, salve, vorrei ordinare un Corriere, un Fatto e un 24ore". "Per che ora?" "Sulle otto". "Ok".
Inoltre, mi dispiace per la tragedia avvenuta, naturalmente, per i morti ammazzati a bruciapelo, parce sepultis, ma se devo leggere un giornale satirico, quasi quasi  preferisco il Vernacoliere. Charlie, con i suoi trenini anal babbo-figliolo-spiritosanto e la macchietta di Maometto sempre in copertina, mi ricorda quei bambini borghesi della mia infanzia che, mentre le mamme prendevano il té in salotto, cercavano di attirare l'attenzione gridando "caccaculopiscia!"

Se avete le palle scrivete anche #JeSuisDieudonne


Cosa ci hanno ripetuto alla nausea fino a domenica scorsa? La libertà d'espressione, non ci piegheremo al terrorismo, non rinunceremo alla nostra libertà. Maledetto relativismo. Anche la libertà d'espressione, vista dall'altra parte, assomiglia alla censura. Ne sa qualcosa Dieudonné M'Bala M'Bala, comico francese antisionista, arrestato oggi per apologia di terrorismo per aver rigurgitato una cucchiaiata di retorica di regime ed aver osato sputarla. Guardate nel video come schiuma Manuel Valls contro il diritto di Dieudonné di esprimere le proprie opinioni. Ora guardate la copia di Charlie (già 90 euro su Ebay) che avete fra le mani. Non vi sentite un po' idioti?

Eurodoppiopesismi

Ieri Martin Schultz, prima che parlasse Renzi al Parlamento europeo, ha ricordato il prossimo anniversario della liberazione del lager di Auschwitz parlando con grande sdegno dei nazisti di allora ma stranamente senza vedere quelli di oggi che scorrazzano in Ucraina. L'anniversario sarà celebrato con una cerimonia ufficiale alla quale parteciperanno numerosi capi di stato ma non Vladimir Putin perché la Polonia non gli ha inviato formalmente l'invito. Questo è ciò che ha scritto l'Agenzia Reuters a riguardo
Guardate però come ha titolato Repubblica:
E' l'effetto Benigni. Prima o poi riscriveranno davvero la storia e diranno che a liberare Auschwitz sono stati i carri armati americani.  20.000.000 di morti russi per la liberazione e non sentirli.
Ah, sempre il signor Schultz ha confermato in un tweet che il Parlamento Europeo classificherà le Repubbliche di Donetsk e Luhansk come organizzazioni terroristiche. Dev'essere la maledizione del kapo.
Andrea Tarquini invece, l'autore della corrispondenza repubblichina, è colui che ci ha regalato, all'indomani delle europee, questa pregevole elegia:



Lascienza

Un articolo su "Internazionale" ci informa dei risultati di un'interessantissima ricerca nel campo delle neuroscienze. Il tema era "Parla del tuo cervello". Svolgimento: "L’amigdala è un affaretto a forma di mandorla". Studiando quali regioni del cervello si accendono come un flipper in presenza di stimolazioni a carattere politico, Lascienza ha stabilito che esistono cervelli di destra e cervelli di sinistra. In particolare, se nella stanza dove si svolge l'esperimento viene immesso un odore sgradevole, le opinioni dei soggetti si orientano decisamente a destra. Insomma, secondo la Dott. Graziarcazzo, se emettete gas intestinale e l'odore non vi piace per niente potreste essere di destra. 

lunedì 12 gennaio 2015

Il quarto stato dei potenti


Il povero Pellizza da Volpedo si rivolterà nella tomba. Ecco "Il quarto stato" versione padronale, anzi del potere di facciata, dei legali e spesso illegali rappresentanti del Potere che conta veramente e muove il sole e le altre stelle. 
La marcia degli esecutori del più Europa, della polizia unica, della moneta unica,  dell'unico pensiero economico e dell'inno alla libertà suonata al contrario, tenutasi ieri 11 gennaio e celebrata dai migliori aedi del pride collaborazionista mediatico. Marcia repubblicana, cosiddetta, ma composta da neoaristocratici fautori di un nuovo oscurantismo medioevale e di un anticapitalismo reazionario al servizio di sempre meno numerosi (non)eletti. La sfilata dei controiniziati nel cuore della città del Liberté, Egalité e Fraternité, dei politicamente graziati e risorti come Sarkozy da utilizzare in versione antipopulista alle prossime elezioni e far sfilare accanto a Hollande, presidente dal consenso in picchiata e bisognoso di restyling; di qualche utile volonteroso carnefice del proprio popolo dalle province dell'impero, debitamente tenuto a distanza, di aspiranti maggiordomi e abili venditori di prossimi indispensabili servizi di sicurezza in un'Europa sempre più minacciata dalla creatura malvagia sfuggita al controllo ed autrice dell'ennesimo evento catalizzatore.




Non c'era Putin ma Poroshenko. Je suis Donbass. C'era Abu Mazen presidente di uno stato che non c'è accanto a chi vuole continuare a far sì che non esista mai. Je suis Gaza. 
C'era Renzi, nel giorno del suo compleanno - ma non era per lui l'occasione mondana - impegnato ad importunare una Angela Merkel un po' troppo soddisfatta di sfilare a Parigi, tanto da salutare con la manina i parigini alle finestre (o gli snipers della sicurezza, chissà). C'era perfino Monti, chissà in virtù di quale delle sue numerose cariche. Non c'era Obama, che però li aspetta tutti il 18 febbraio alla Casa Bianca ad una bella riunione per affrontare la minaccia degli estremismi. Plurale. 

Ciò che la giornata di ieri ci ha lasciato è, almeno per me, un'immagine lugubre, trista, oscura ed inquietante di donne e uomini goffi nei loro inevitabili giubbotti antiproiettile, catena disumana in marcia per pochi minuti, giusto per la foto di questa spavalda camminata sulla spianata dei diritti dell'Uomo prima di ritornare alle loro torri d'avorio, che il tono trionfante dei media di regime ha reso ancor più grottesca e che invece, ripresa da una diversa angolatura, mostra la distanza reale di questi individui intabarrati di nero dai popoli che dicono di rappresentare.



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